Le politiche monetarie messe in campo dalle maggiori banche centrali per domare l’inflazione fanno tremare i mercati, che temono un deterioramento della crescita economica.
In questo contesto, si sono riaccesi i riflettori sull’inclinazione della curva dei rendimenti, specialmente negli Stati Uniti – potrebbe esserti capitato ultimamente di leggere qualcosa sulla mitica “inversione della curva dei rendimenti”.
Questo perché negli ultimi 50 anni tutte le recessioni dell’economia americana sono state precedute da un’inversione della curva dei rendimenti (anche se non tutte le inversioni della curva dei rendimenti hanno portato a una recessione), motivo per cui oggi si guarda a questo indicatore per prevedere il futuro andamento dell’economia.
Cosa ci dice quella che chiamiamo “curva dei rendimenti”?
Cominciamo col dire che il rendimento a cui si fa riferimento è tipicamente quello dei titoli di Stato (od obbligazioni governative): esso rappresenta il costo del denaro concesso in prestito, e può cambiare a seconda della scadenza.
Facciamo un esempio molto vicino a noi: oggi, in Italia, il Bot a 12 mesi offre un rendimento del 2,69%, il Btp a 2 anni (con scadenza maggio 2024) del 2,88% e il Btp a 10 anni del 3,95%.
Ebbene, se si rappresenta su un grafico la relazione scadenze/tassi d’interesse si ha la cosiddetta “curva dei tassi d’interesse”, o dei rendimenti.
Le curve dei tassi di interesse non sono tutte uguali e possono presentare diverse inclinazioni, che a loro volta dipendono essenzialmente da due fattori:
- il premio al rischio, che gli investitori richiedono per investire nelle obbligazioni a lungo termine rispetto a quelle a breve;
- le aspettative sui futuri tassi di interesse.
La curva può assumere diverse forme, che esprimono graficamente l’opinione del mercato sulla capacità di un Paese di onorare i propri debiti.
Le diverse inclinazioni della curva dei rendimenti (e cosa significano)
Vediamo, una per una, le diverse inclinazioni e il loro significato.
Curva inclinata positivamente | Questa è la situazione “normale”, indice di un’economia in buona salute. I tassi a lungo termine sono più alti dei tassi a breve, perché incorporano un rischio più elevato. Il motivo è semplice: il premio al rischio preteso dagli investitori è più alto se devono privarsi della loro liquidità per un arco di tempo più lungo. |
Curva piatta | I tassi a breve sono in linea con quelli di lungo termine. Questo si verifica quando sul mercato vi è un’aspettativa di rallentamento dell’attività economica. Una curva di questo tipo solitamente indica una fase di transizione verso un’inclinazione positiva o negativa. |
Curva inclinata negativamente | I tassi a breve termine sono più alti rispetto a quelli a lungo termine. In altre parole, all’aumentare della scadenza il tasso diminuisce. Ciò è sintomo di un deterioramento delle condizioni economiche e significa che gli operatori percepiscono non assumersi il rischio Paese nel breve-medio periodo e acquistare dunque bond a lungo termine, per poter contare sui buoni rendimenti offerti dagli strumenti più sicuri in un contesto meno favorevole. |
Nel terzo caso, quello della curva inclinata negativamente, a fronte degli acquisti di obbligazioni i prezzi salgono e i rendimenti scendono prima e più velocemente di quelli delle obbligazioni a breve termine: così la curva inizia ad appiattirsi e può arrivare a invertirsi. Una curva di quest’ultimo tipo indica una fase economica recessiva e/o deflattiva.
Un’inversione della curva che non si vedeva dai tempi di Reagan
Negli Stati Uniti, la temuta inversione della curva è già avvenuta, con i rendimenti dei Treasury decennali che hanno ingranato la retromarcia ormai da diverse settimane: dal 4,2% di inizio novembre, sono scesi sul finire del mese intorno al 3,7%.
Nel frattempo, il ripiegamento della scadenza a due anni è stato nettamente inferiore: da un apice del 4,7% al 4,5%. Si tratta dell’inversione della curva più forte dal 1981 negli Usa – l’epoca di Reagan presidente e di Volcker alla guida della Fed.
Come accennato, però, non è detto che questo indichi una recessione imminente – e del resto l’economia americana continua a mostrare una certa forza.
Una spiegazione alternativa potrebbe essere che il mercato sconta un’inflazione in calo nei prossimi mesi e anni, motivo per cui pretende rendimenti non altissimi sul tratto lungo della curva. Invece, le scadenze brevi risentono direttamente delle condizioni monetarie sempre più restrittive, il che spinge in alto i rendimenti a breve.