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#ABCFinanza: Cos’è e come funziona un ETC

Quante volte, in tutti questi anni, vi abbiamo parlato di ETF? Innumerevoli. Ci è però capitato in varie occasioni di citarne anche i “cugini”: gli ETC, gli ETP e gli ETN. Oggi vogliamo soffermarci per l’appunto sui primi, gli ETC. Cosa sono?

Cominciamo col dire che la sigla ETC sta per Exchange Traded Commodity. E che per “commodity” si intende la materia prima: per esempio, i metalli. Più o meno recentemente, ci è infatti capitato di citare gli ETC in riferimento agli investimenti in oro, argento e rame1.

Quando parliamo di ETC, parliamo di strumenti finanziari emessi da società a fronte di:

• un investimento diretto in materie prime fisiche (è il caso dei cosiddetti “ETC physically-backed”);
• un investimento in contratti Future su una singola materia prima o su un paniere di materie prime (indice).
 

 
Il loro valore si lega quindi, in modo diretto o indiretto, alla performance del sottostante. Ciò premesso, vediamo cosa accomuna e che cosa invece distingue ETC ed ETF.

 

ETC ed ETF: i punti in comune

Proprio come gli ETF (e come accade anche per le azioni), gli Exchange Traded Commodity sono oggetto di negoziazione in Borsa. A ciò si aggiunge il fatto che sono “replicanti”, ovvero replicano in modo passivo l’andamento della materia prima o dell’indice di materie prime assunti come riferimento.

Ancora: gli ETC, come gli ETF, si collocano in un perimetro all’interno del quale esistono un mercato primario e un mercato secondario. Quello che interessa gli investitori retail – cioè noi – è il mercato secondario, che poi è il mercato di quotazione: è questa la piazza nella quale si possono negoziare gli ETC.
 

 

ETC ed ETF: le differenze

Altro aspetto in comune: sia gli ETF sia gli ETC consentono di investire in panieri di materie prime. Ma con diversi vincoli e caratteristiche strutturali. D’altra parte, sono le stesse linee guida UCITS che, collocando gli ETF tra gli OICR (gli Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio, famiglia di cui fanno parte anche i fondi comuni d’investimento), impongono un livello di diversificazione non inferiore a una determinata soglia.

Al contrario, gli ETC non sono OICR, bensì titoli senza scadenza emessi, come abbiamo accennato, da “società veicolo” e legati alle materie prime o mediante un investimento diretto nella materia fisica o tramite investimento in un contratto Future su una materia prima o su un indice di materie prime.

Se l’ETF segue le logiche di un fondo, l’ETC è assimilabile a un’obbligazione. Ecco quindi che l’investitore che investe in ETC deve farsi carico anche del rischio emittente, per mitigare il quale l’emittente si avvale di diversi metodi di cosiddetta “collateralizzazione”.

Diciamo che è un po’ come un’ipoteca sulla casa quando ci indebitiamo per un mutuo o una fideiussione quando riceviamo un prestito: in questo caso, abbiamo un debitore – la società emittente – che sottopone a vincolo un certo asset (collateral) che può essere venduto nel momento in cui il debitore non adempie alla sua obbligazione. Giusto per spiegarvela semplice-semplice-semplice, eh.
 

 

Contango e backwardation: cosa sapere

Gli ETC, come abbiamo accennato, non hanno una scadenza. Ma i contratti Future sottostanti sì. E per evitare la liquidazione dell’investimento, occorre sostituire il contratto Future in scadenza con un nuovo contratto Future, che naturalmente avrà una nuova scadenza. Tale attività di sostituzione si chiama rolling e dà luogo a un rendimento, chiamato rendimento roll. Può essere positivo o negativo e influisce sul rendimento complessivo dell’investimento.

• Quando il valore del contratto Future in scadenza è inferiore al valore del contratto che va a sostituirlo, il rendimento roll è negativo: in questo caso, si dice che il mercato è in contango;
• quando invece il valore del contratto Future in scadenza è superiore al valore del contratto che va a sostituirlo, il rendimento roll è positivo: qui si parla di backwardation.

Il rendimento complessivo dell’investimento in Future dipende anche dall’andamento dei prezzi del sottostante e dal collateral yield, cioè dall’interesse sul valore delle garanzie collaterali2.
 

Come si investe in ETC?

Ci sono, in effetti, diverse possibilità. Il fatto che l’ETC sia uno strumento non vincolato dalla normativa all’obbligo di diversificazione non significa che in assoluto non dia all’investitore la possibilità di diversificare: basta fare un mix tra i prodotti della categoria, all’interno naturalmente di un portafoglio già di suo adeguatamente diversificato.

Chi fosse interessato a mettere un po’ di commodity nel proprio portafoglio può eventualmente prendere in considerazione, fra le altre, una delle possibilità che elenchiamo qui di seguito.
 

 
In alternativa, come abbiamo detto, ci sono gli ETF ai quali, nel rispetto dei vincoli di diversificazione, è consentito investire in un indice di prezzi di materie prime o di titoli di società che operano nel settore delle commodity (per esempio, nell’estrazione di oro o argento). L’importante è non perdere di vista – non ci stancheremo mai di ripeterlo – il proprio profilo di rischio e la necessaria diversificazione del proprio portafoglio.
 



1. Il rally del rame
2. Lo abbiamo spiegato anche qui #ABCFinanza: investire in commodities, cosa sono contango e backwardation?

 

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