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Emissioni obbligazionarie, quanto è remunerato il fattore Esg?

C’è una relazione tra i rating di sostenibilità delle imprese (i cosiddetti “Esg score”) e i rendimenti delle obbligazioni? È la domanda alla base di uno studio condotto da Fabrizio Ferriani e riportato nel Working Paper “Emissioni obbligazionarie durante la pandemia di Covid-19: esiste una remunerazione del fattore Esg?” della Banca d’Italia.

Quindi, ok: in realtà lo studio prende in considerazione solo le obbligazioni emesse durante la pandemia di Covid-19. Ma quel che emerge è una interessante serie di spunti. Obiettivo dell’analisi è verificare se il fattore Esg ottiene oppure no una remunerazione in termini di minori costi di finanziamento.

Non solo: lo studio propone anche una stima del contributo dei diversi canali attraverso i quali il fattore Esg influisce sui rendimenti obbligazionari, distinguendo tra preferenze degli investitori per la sostenibilità e riduzione di altri fattori di rischio. Tutto ciò premesso, veniamo alla sintesi degli elementi che sono emersi.

 

Il fattore Esg è conveniente?

Spoiler: sì, lo è. Lo studio evidenzia infatti che le aziende con più alti rating di sostenibilità hanno potuto finanziarsi a un costo inferiore, in particolare se domiciliate nelle economie avanzate e durante la fase più acuta della pandemia. Il minor costo del finanziamento è dipeso sia dalle preferenze degli investitori verso le attività finanziarie più sostenibili sia dalle considerazioni basate sul rischio ma non correlate al merito creditizio delle imprese, come l’esposizione ai rischi climatici. Ma vediamo di saperne ancora di più.

 

 

Esiste davvero un “sustainability premium”?

L’oggetto dello studio, come abbiamo detto, è la relazione tra i punteggi Esg delle aziende e i differenziali di rendimento delle obbligazioni emesse da società non finanziarie globali durante la prima fase della crisi connessa alla pandemia di Covid-19.

Malgrado l’episodio di grande turbolenza che si è verificato in quella primissima fase sui mercati finanziari internazionali, l’attività delle imprese sul mercato obbligazionario primario è stata consistente. E, tutto sommato, ciò non stupisce: le aziende hanno cercato così di alleviare le tensioni su finanziamento e liquidità indotte dalla pandemia.

Ma come scoprire se esiste un premio di sostenibilità (un “sustainability premium”), da intendersi come un minor costo del debito per le imprese che rispettano gli obiettivi Esg?

 

Alla scoperta del premio di sostenibilità

Per stabilirlo, il punto di partenza sono stati i punteggi Esg assegnati da quattro diverse agenzie di rating: MSCI, Definitive, Robeco e Sustainalytics. Il punto di arrivo – per ora – è tutta una serie di spunti interessanti, che riprendiamo dalle conclusioni dello studio e che sintetizziamo qui di seguito.

 

  • C’è una relazione negativa tra i punteggi Esg aggregati e il costo del finanziamento del debito. Anche quando una misura del merito di credito dell’impresa è esplicitamente inclusa nelle specifiche empiriche, la connessione tra i profili Esg e i premi per il rischio obbligazionario è significativa dal punto di vista economico e ammonta fino a 14 punti base o a circa il 7% dello spread medio dell’asset swap del campione.
  • Il premio Esg è notevolmente più consistente per le imprese domiciliate nelle economie avanzate, mentre il merito di credito dell’emittente è ampiamente considerato la determinante più critica del costo del capitale delle imprese nelle economie di mercato emergenti.
  • Il fattore Esg è stato prezzato nei rendimenti obbligazionari soprattutto durante la fase del crollo del mercato piuttosto che nella fase di ripresa.
  • Le singole sottocomponenti Esg di per sé possono spiegare poco l’eterogeneità degli spread dei rendimenti obbligazionari, con la parziale eccezione del punteggio E (la lettera della sigla che, come sappiamo, sta per “ambiente”).

 

Per concludere, emerge come la preferenza degli investitori verso gli asset più sostenibili si debba sia a motivazioni non pecuniarie sia a considerazioni basate sul rischio.

Ponendo le basi per futuri lavori di ricerca e approfondimento, lo studio sottolinea anche che la divergenza tra i rating Esg dovrebbe essere presa in attenta considerazione quando si studia l’impatto dei punteggi Esg sul prezzo degli asset finanziari. Servirebbero insomma – conclude lo studio – iniziative volte a raggiungere rapidamente una tassonomia comune e trasparente degli attributi Esg.

 


 

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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