a
a
HomeCAPIRE LA FINANZAFINTECHFinTech: il 25% delle aziende di servizi finanziari non si cura del fenomeno

FinTech: il 25% delle aziende di servizi finanziari non si cura del fenomeno

Il fenomeno “FinTech” sta travolgendo come un ciclone un po’ tutte le attività che ruotano intorno al mondo dei servizi finanziari, trasformandole radicalmente e ridefinendone i confini. Tanto che gli operatori finanziari tradizionali temono di perdere circa un quarto del loro business a seguito del progresso tecnologico. È la stima emersa dall’ultimo Global Fintech Report di Price Waterhouse Coopers, che ha raccolto le risposte di 544 ceo, responsabili di innovazione, cio ed esponenti del top management di 46 Paesi.

Ma che cos’è esattamente il FinTech?

Per rispondere prendiamo in prestito la definizione utilizzata da Pwc, secondo cui il fintech è un “segmento dinamico situato all’intersezione tra il settore dei servizi finanziari e quello tecnologico, dove start-up tecnologiche e nuovi player di mercato innovano i prodotti e i servizi offerti  dall’industria tradizionale dei servizi finanziari”.

La forza di questo fenomeno sta nel profondo cambiamento nella mentalità e nelle abitudini della clientela, oltre che nell’avvicendarsi delle generazioni, con la Generazione X e i cosiddetti Millennials che ricoprono un ruolo sempre più da protagonisti all’interno del mondo del risparmio. Oggi infatti i clienti sono ormai abituati all’esperienza digitale in tutti gli ambiti della loro vita – pensiamo ai servizi offerti da Google, Amazon, Facebook e Apple, solo per citarne alcuni –  e tendono dunque ad aspettarsi lo stesso livello di efficienza e personalizzazione anche dalla loro banca o dalla loro assicurazione.

Ma al di là di alcuni tratti comuni – per esempio la potentissima arma della disintermediazione, fil rouge che ritroviamo in tutti i settori interessati da questa rivoluzione ormai in atto – ogni attività di business afferente al mondo dei servizi finanziari ha i suoi tempi e i suoi punti più sensibili alle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie.

I settori maggiormente interessati dalla rivoluzione FinTech

pwc2

Banche retail

Le banche commerciali per esempio – già nel bel mezzo della “tempesta Fintech” – si stanno muovendo sempre di più verso la virtualizzazione dei loro canali d’accesso e, parallelamente, stanno lavorando al miglioramento e alla semplificazione dell’esperienza per il cliente. Del resto è ormai impensabile che una banca non disponga di una adeguata piattaforma digitale, almeno per compiere le operazioni più semplici: una scelta diversa significherebbe precludersi in un solo colpo intere fasce di clientela.

Pagamenti e asset management

Per il settore dei pagamenti le due variabili fondamentali sono invece l’immediatezza dei trasferimenti di denaro e la sicurezza delle operazioni online, mentre per quanto riguarda il mondo della gestione del risparmio, il fattore su cui fare leva sembra essere costituito soprattutto dalla cosiddetta “data analytics”, ovvero l’analisi dell’enorme mole di dati oggi disponibile per comprendere più a fondo le necessità dei clienti.

Un capitolo a sé meritano i roboadvisor, destinati a rivoluzionare totalmente il modo di prestare consulenza finanziaria: abbattendo i costi del servizio, queste soluzioni potrebbero aprire le porte del settore anche a quella fascia di investitori, con somme ridotte da investire, tendenzialmente tagliata fuori dal wealth management tradizionale (qui per approfondire).

Blockchain

Quanto ai prossimi step evolutivi in tema di fintech, Pwc si sofferma a sottolineare il potenziale della cosiddetta blockchain (il meccanismo alla base del Bitcoin, qui per approfondire),  una sorta di libro contabile delle operazioni che sfrutta la tecnologia peer-to-peer per effettuare transazioni senza l’intervento di soggetti terzi (come per esempio le banche).

Secondo PwC (e non solo), la blockchain potrebbe determinare un futuro competitivo radicalmente diverso nel settore dei servizi finanziari, in cui gli attuali centri di profitto verrebbero riallocati e ridistribuiti ai proprietari delle nuove piattaforme blockchain. Una rivoluzione che porterebbe vantaggi non solo in termini di costi, ma anche di trasparenza. Malgrado queste premesse, la blockchain è però agli ultimi posti nelle agende dei partecipanti al sondaggio: mentre la maggioranza (56%) ne riconosce l’importanza infatti, il 57% afferma di essere incerto sulla necessità di adeguarsi alla trasformazione in atto.

Questo succede essenzialmente perché ad oggi c’è una grande incertezza intorno alla blockchain e alle sue possibili implicazioni commerciali: se tutti hanno sentito parlare di questo nuovo meccanismo infatti, in pochi ne hanno approfondito la conoscenza. Proprio questa mancanza di comprensione rischia di portare gli operatori di mercato a sottostimare il potenziale del fenomeno.

La migliore difesa è l’attacco

Dopo aver analizzato il potenziale delle nuove tecnologie, la domanda di fondo resta la stessa: come devono muoversi le aziende tradizionali di servizi finanziari per reagire al fattore FinTech? Come confermato anche dallo studio condotto da Pwc, ad oggi le società di servizi finanziari non sono pronte a scommettere né a investire completamente nella tecnologia FinTech. Tanto che attualmente la forma più diffusa di collaborazione con le FinTech è quella di una joint partnership (32%): una soluzione che consente a entrambe le parti di “prendersi le misure” e studiare i vantaggi reciproci derivanti da una eventuale collaborazione più approfondita in futuro. Anche perché diverse questioni rimangono ancora irrisolte: molte aziende tradizionali infatti sono tutt’ora restie a trattare con realtà FinTech perché temono una scarsa sicurezza IT (53%), mentre altre lamentano l’incertezza delle regolamentazioni (49%) e le differenze nei modelli operativi (40%).

Tanto che il sondaggio Pwc dimostra come una quota non trascurabile di aziende (25%) ancora non si ponga minimamente il problema, dichiarando di non avere in programma nessuna mossa per cavalcare la trasformazione in atto. Ma occorrerà attrezzarsi: le aziende tradizionali consolidate non possono più permettersi di ignorare il settore FinTech.

pwcgrafico

Scritto da

La scrittura è sempre stata la sua passione. Laureata in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione all’Università Bocconi di Milano, è entrata nel mondo del giornalismo nel 2008 con uno stage in Reuters Italia e successivamente ha lavorato per l’agenzia di stampa Adnkronos e per il sito di Milano Finanza, dove ha iniziato a conoscere i meccanismi del web. All’inizio del 2011 è entrata in Blue Financial Communication, dove si è occupata dei contenuti del sito web Bluerating.com e ha scritto per il mensile Bluerating.

Nessun commento

lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.