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Terra, Luna, stablecoin e criptovalute: cos’è successo (e cosa possiamo imparare)

Finora è stato un anno abbastanza tumultuoso per gli investitori. Ma mai come per quelli che hanno scelto di puntare sulle criptovalute. I cali, all’interno di questo perimetro fuggito da molti ma da quasi altrettanti levato al cielo (almeno finora), non sono una novità degli ultimi giorni: sono infatti in corso da un bel po’. Basti pensare che da inizio anno Bitcoin ha perso il 35,1% del suo valore (mentre scriviamo è sui 29mila dollari Usa), mentre Ethereum è sotto del 44,7% (sui 2.000 dollari Usa mentre scriviamo).

Ma nell’ultima settimana c’è stato un massiccio sell-off, guidato dal crollo della stablecoin TerraUSD. Il che ha rinfocolato le richieste, da parte dei responsabili politici, di una regolamentazione del settore. E se su Bloomberg Opinion Aaron Brown scrive che “il fallimento di TerraUSD dovrebbe preoccupare più i dollari, gli etf e il sistema finanziario tradizionale che le criptovalute” (ma ci torneremo), noi, oggi, vediamo di capire che cosa è successo e quali potrebbero essere intanto le implicazioni per criptovalute & co.

 

Come ti sconvolgo la Terra

Nel mezzo del cammin delle cripto verso nuovi cali, un progetto legato alla blockchain si è praticamente inabissato, un po’ come l’Atlantide platoniana. Il progetto in questione si chiama Terra e ha visto la luce appena due anni fa, nel 2020, su iniziativa del sudcoreano Do Kwon. Andando giù, in fondo al mar, s’è portato dietro le due criptovalute collegate. Così come i denari di un numero imprecisato di investitori.

Ma dicevamo: due valute collegate. La prima, TerraUSD, è (era?) una stablecoin. Letteralmente, una “valuta stabile”, progettata per avere un valore ancorato al dollaro o all’euro e – ironia del destino – per dare un riparo dalle fluttuazioni del mercato. In quanto “stablecoin algoritmica”, Terra – come spiega ottimamente Wired – “si affida a un algoritmo che ne controlla il prezzo manipolando l’emissione delle monete”.

Schematizziamo al massimo:

  • quando il prezzo va su, l’algoritmo produce nuove monete per riportarlo giù;
  • quando il prezzo invece va giù, ne toglie di mezzo la quantità che serve a riportarlo su.

Un sistema di pesi e contrappesi possibile in virtù di Luna, l’altra cripto. E del caro, vecchio arbitraggio. Ma cerchiamo di spiegarla un po’ meglio.

  • Nel momento in cui il valore di TerraUSD va sotto il dollaro, la si scambia con un Luna, del valore di un dollaro tondo. Si elimina quindi il TerraUSD scambiato rendendo la moneta circolante più rarefatta e aiutando il prezzo a risalire alla quota di un dollaro.
  • Al contrario, se il valore va sopra il dollaro, si scambia un Luna con un TerraUSD: l’investitore guadagna e la stablecoin, diventando più disponibile, scende di livello tornando a quota un dollaro.

 

 

Quegli interessi annuali golosissimi

Nel mondo della finanza decentralizzata basata su blockchain, Terra “era impiegata in particolare sul protocollo noto come Anchor”. Un protocollo che riconosceva, a chi vi depositava i suoi TerraUSD, un bel 20% di interessi annuali. È arrivato un momento in cui, su 18 miliardi di TerraUSD circolanti, ben 14 erano depositati su Anchor.

D’altro canto, l’obiettivo era proprio quello di attrarre gli utenti verso Terra e a Terra tenerli letteralmente anchor-ati, creando così un corposo bacino di utilizzatori/scambiatori. Senonché, la scorsa settimana è successo quello che di solito segna il preludio dei crack bancari più tradizionali: corsa allo sportello virtuale per ritirare i depositi di TerraUSD su Anchor, scesi da 14 miliardi ai 3 miliardi e anche meno riportati da Wired. Il che ha alimentato il crollo della fiducia verso il progetto, come sottolinea CoinDesk, citato sempre nell’articolo di Wired.

Fatto sta che oggi TerraUSD è a circa 9 centesimi di dollaro (mentre scriviamo: qui sotto, il grafico tratto da CoinDesk). E Luna? Ora vale 0,000222 dollari Usa.

 


 

Stablecoin, quindi: ma stabili per modo di dire. In una recente nota, Mark Dowding, cio di BlueBay, evidenzia quel che suona come un controsenso. “Tali monete stabili, che non hanno asset concreti a supporto, possono presentare una distribuzione binomiale dei rendimenti: o sono stabili a un prezzo fisso di 1 dollaro Usa, o rischiano di non valere assolutamente nulla”.

Continua Dowding: “Probabilmente, coloro che sono stati attratti dall’investimento nei rendimenti del 20% offerti da TerraUSD, che era legato al Luna, sembrano aver trascurato questo punto. A prescindere dai tweet del fondatore Do Kwon, nella storia dell’economia finanziaria è ormai assodato che, una volta persa la fiducia in una valuta, è quasi impossibile ripristinarla”.

 

Quale lezione per chi investe?

Tutto ciò può sembrare di rilevanza limitata per chi non si occupa di asset digitali. Senonché, prosegue Dowding, la perdita di valore a cui stiamo assistendo può comunque avere un impatto sul sentiment su scala più ampia, considerando che TerraUSD e Luna erano tra le prime 10 monete globali per capitalizzazione fino all’inizio della scorsa settimana.

Qual è la morale della favola? Che chi investe in cripto e affini perde tutto e non c’è da fidarsi? Non è del tutto vero: se si ha sufficiente c… olpo di fortuna, si può diventare addirittura ricchi. Ma questo vuol dire assumere nei confronti dell’investimento più o meno l’approccio tipico del giocatore d’azzardo, ed è quel che da sempre AdviseOnly sconsiglia di fare.

Concludiamo con le parole di buon senso di Dowding. “Le argomentazioni secondo cui le criptovalute rappresentano un buon trade di diversificazione del portafoglio sembrano essere state spazzate via recentemente. Ed è anche difficile pensare a queste monete come a una forma di ‘oro digitale’ in un momento in cui la volatilità è così estrema. E anche le monete presumibilmente ‘sicure’ possono finire per costituire una riserva di valore molto scarsa”.

Grandissima cautela, quindi. Perché se diventare ricchi può essere, lo ripetiamo, questione di c… olpo di fortuna, investire è, resta e sempre sarà una questione di testa.

 


 

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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