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Bollettino AO | I mercati europei partono col piede giusto, l’inflazione Usa fa ben sperare

I fatti salienti della settimana

Il Cpi che ci piace. Cresce, perché non è che non cresce. Ma meno. E questa è una buona notizia, secondo i mercati. Negli Stati Uniti, a dicembre, l’indice dei prezzi al consumo ha segnato, su base annua, un +6,5%, il dato più basso dall’ottobre del 2021, dopo il +7,1% di novembre. Il dato “core” è aumentato del +5,7%, dopo il +6% di novembre.

La Fed abbasserà i rialzi? È questo l’interrogativo che aleggia insistentemente sui mercati. Quel che è certo – o quantomeno assai probabile – è che continuerà ad aumentare i tassi fino a quando le pressioni sui prezzi non mostreranno segnali più stabili di un rallentamento.

Un quarto di punto. Il presidente della Fed di Filadelfia Patrick Harker, intervenuto dopo la pubblicazione dei dati sui prezzi al consumo da parte del Dipartimento del Lavoro, ha dichiarato che aumenti dei tassi di un quarto di punto percentuale “saranno appropriati in futuro”, dopo gli aumenti ben più consistenti operati per la maggior parte del 2022. Dello stesso tono i commenti di Susan Collins, presidente alla Fed di Boston.

Occhio ai dati sul lavoro. Storicamente, l’aggiornamento settimanale sulle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione rappresenta il miglior indicatore in tempo reale del mercato del lavoro. Come spiega Mark Cudmore, managing editor del team Markets Live di Bloomberg News, con base a Singapore, nei 40 anni precedenti la pandemia le domande erano ben al di sopra delle 300mila unità e in aumento all’inizio delle varie recessioni.

La pandemia è stata la tipica eccezione che conferma la regola, dal momento che il colpo inferto all’economia è stato così improvviso che le richieste di sussidi non sono riuscite ad anticiparlo. Tuttavia, in quell’occasione ad aprile avevano superato i sei milioni – sì, sei milioni – di unità, con un aumento di circa 30 volte in soli due mesi.

E invece, ora, non abbiamo avuto un dato superiore a 270mila da più di un anno. E la lettura di questa settimana ha indicato 205mila unità, contro le 215mila previste. Insomma, conclude Cudmore, il mercato del lavoro è ancora troppo caldo per consentire alla Fed di attenuare la lotta all’inflazione.

 

 

Il punto di vista della Bce. Nel suo ultimo bollettino economico, la Banca centrale europea conferma che i tassi devono “ancora aumentare in misura significativa a un ritmo costante” per assicurare il ritorno dei prezzi all’obiettivo del 2%. Riviste al rialzo le proiezioni sull’inflazione, al 6,3% nel 2023, e al ribasso le stime sul Pil della zona euro, al +0,5% nel 2023. Un quadro che alimenta i timori di recessione.

Wef: non c’è un buon clima. Secondo l’ultimo Global Risks Report del World economic forum, il clima è la maggior minaccia a lungo termine e l’incremento del costo della vita il rischio più immediato per l’economia globale.

Scampato pericolo. Temperature più miti, una più ampia scelta di fornitori di energia e sforzi da più parti (sebbene non da tutte le parti) per limitare la domanda: il mix perfetto per aiutare il Vecchio Continente a scongiurare lo scenario peggiore di un collasso energetico ed economico.

Il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ha dichiarato che il crollo dell’industria europea sembra essere stato evitato. L’impennata dei prezzi dell’energia, innescata in parte dall’operazione russa in Ucraina, è già costata all’Europa quasi 1.000 miliardi di dollari.

A proposito di costi. Il tetto al prezzo del petrolio russo costa al Cremlino circa 170 milioni di dollari al giorno, che saliranno a 280 milioni di dollari al giorno quando il tetto sarà esteso ai prodotti raffinati, il mese prossimo. Lo dice un rapporto del Centro di ricerca sull’energia e l’aria pulita di Helsinki.

La rarità delle terre. Il gruppo minerario svedese Lkab ha annunciato di aver individuato in Svezia “il più grande deposito conosciuto” di terre rare in Europa, con più di un milione di tonnellate di metalli.

 

Come si sono mossi i mercati

Meglio l’Europa degli States. I titoli europei hanno iniziato l’anno con una solida sovraperformance rispetto ai loro omologhi statunitensi. Non c’è da stupirsi, commenta Eddie van der Walt, vicedirettore di Markets Live a Londra, dal momento che il Vecchio Continente ha molte carte in regola in questo momento.

I tre fattori a favore. Innanzitutto, ha evitato una crisi energetica, cosa che porterà una crescita più rapida e una minore inflazione. In secondo luogo, c’è la riapertura della Cina: molte delle maggiori aziende europee, tra cui i produttori di beni di lusso e le case automobilistiche, dipendono fortemente dal commercio con questa area.

In terzo luogo, lo Stoxx 600 è molto meno esposto alle big tech rispetto ai suoi omologhi statunitensi. E i titoli Value hanno un peso maggiore. “Ma abbiamo già visto false albe europee in passato, ed è ancora molto presto per dare per spacciati gli Stati Uniti”, sottolinea van der Walt.

Positivo, in ogni caso, l’influsso del rallentamento dell’inflazione negli Stati Uniti, un rallentamento che appunto fa sperare in una stretta meno aggressiva da parte della Fed.

Titoli di Stato giapponesi e yen. I primi hanno superato il target fissato dalla Bank of Japan, mentre il secondo è ai massimi da sette mesi contro il dollaro. Euro in tenuta nel cambio con il biglietto verde.

Petrolio su, gas giù. In lieve rialzo il prezzo del petrolio, con il Wti febbraio sui 79 dollari al barile e il Brent marzo sugli 84 in chiusura di mattinata. In calo, a 65 euro per megawattora, il prezzo del gas naturale ad Amsterdam.

 

Indici azionari Performance settimanale Performance da inizio mese
FTSE MIB 3.63% 5.89%
MSCI Europe 2.42% 3.15%
S&P 500 1.85% -2.67%
Nikkei 2.83% -1.97%
Shanghai Composite CSI 300 0.29% 2.35%
Indici obbligazionari Performance settimanale Performance da inizio anno
10-yr yield on Italian Bond (BTP) 3.99%
10-yr yield on US Treasuries 3.45%
10-yr yield on German Bund 2.14%
10-yr yield on Eurozone bonds 2.14%
Spread Btp-Bund 181.25 punti 33.08%
Materie prime Performance settimanale Performance da inizio mese
Oro 56.82 eur/gr (0.37%) 3.39%
Petrolio Wti 79.48 usd/barile (5.93%) 6.54%
Valute Performance settimanale Performance da inizio mese
Cambio Eur/Usd 1,0823 (2.73%) 2.71%
Cambio Eur/Gbp 0,8869 (0,43%) 3.53%

Indici di mercato. Dati aggiornati ore 17.00 del 13/01/23.

 

I market movers della prossima settimana

In calendario c’è la rilevazione Zew sul sentiment circa l’economica tedesca. Fari puntati anche sulla variazione annua del Prodotto interno lordo cinese nel quarto trimestre del 2022 e sulla produzione industriale in Cina.

Nel Regno Unito, occhio all’indice dei prezzi al consumo. Attesissima anche la conferma sul dato europeo. Focus, infine, sulle vendite al dettaglio e sull’indice dei prezzi alla produzione negli States, con aggiornamenti di rilievo in agenda pure dal settore immobiliare al di là dell’Atlantico.

 


 

 

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