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Bollettino AO | Putin calma i mercati, embargo Usa sul petrolio

I fatti salienti della settimana

La guerra secondo Putin. È la tarda mattinata di venerdì in Italia quando arriva la news dell’agenzia di stampa russa Tass. Il presidente russo Vladimir Putin, incontrando il bielorusso Lukashenko, avrebbe detto: “Ci sono alcuni progressi nei colloqui russo-ucraini, che si svolgono praticamente ogni giorno”.

La notizia ha il potere di risollevare i mercati azionari: sulle Borse europee, gli acquisti premiano un po’ tutti i settori. Ma intanto in settimana l’escalation bellica – che sta riscuotendo il suo tragico tributo in termini di vite umane – non si è arrestata. Anzi.

No a petrolio, gas e carbone russi. E se Russia e Ucraina si affrontano sul campo di battaglia (in territorio ucraino), l’Occidente partecipa sostenendo Kiev e colpendo Mosca con le sanzioni. Il presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden ha ufficializzato il divieto di importazione di petrolio, gas e carbone russi. Londra seguirà.

L’Europa, decisamente più cauta, ragiona sulla proposta del “Re-Power EU”, un pacchetto fiscale che dovrebbe rendere il Vecchio Continente energicamente più indipendente.

Alla ricerca di altri fornitori. In parallelo, l’amministrazione Usa sta cercando (e non sempre trovando, al momento) la sponda degli altri produttori, statunitensi e non: ha quindi riaperto il canale di comunicazione con il Venezuela di Nicolas Maduro e, secondo il Wall Street Journal, avrebbe cercato senza successo di organizzare una telefonata con Arabia Saudita ed Emirati Arabi, che però avrebbero rifiutato di parlare con il presidente Biden.

Un accordo sul nucleare con l’Iran potrebbe riportare sul mercato le forniture di Teheran: ma proprio venerdì l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea Josep Borrell ha annunciato una pausa nei colloqui di Vienna sul nucleare iraniano “a causa di fattori esterni”.

Via anche i privati. In ogni caso, alle mosse dei governi centrali si stanno affiancando le iniziative del settore privato: ritiro in massa di diverse aziende dalla Russia, che anticipano così le prossime, eventuali sanzioni.

 

 

Si scrive Bce, si legge falco. Tassi fermi in casa Bce, che però ha confermato di voler procedere alla normalizzazione della sua politica monetaria: quindi stop agli acquisti netti di asset nell’ambito del Programma di acquisto di asset (App) in autunno e revisione al rialzo dei tassi subito dopo. Verso fine anno, quindi, o a inizio 2023.

Inflazione a razzo. D’altra parte, al di là degli sviluppi sul piano geopolitico, il nodo dell’inflazione va affrontato. Negli Stati Uniti, dove tra pochi giorni si riunirà il comitato di politica monetaria della Federal Reserve, i prezzi al consumo a febbraio sono saliti dello 0,8% su gennaio e del 7,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, in accelerazione rispetto al +7,5% di gennaio.

E c’è chi già parla di stagflazione. La situazione internazionale, al momento, è molto complicata e tale da infiammare i prezzi da una parte (non solo energia, ma anche metalli e beni agricoli, quindi praticamente tutto quello che ci serve per vivere) e rallentare fortemente la ripresa post-Covid dall’altra. Tant’è che già qualcuno parla di stagflazione, il tosto mix di inflazione e stagnazione economica.

La prospettiva di una possibile stagflazione è, di fatto, tra le ragioni per cui l’invasione dell’Ucraina ha provocato così tanto nervosismo sui mercati.

 

Come si sono mossi i mercati

Ma se Atene piange, Sparta non ride. Venerdì 11 marzo la Borsa di Mosca ha tagliato il traguardo delle due settimane consecutive di stop. Per Fitch il default russo è imminente.

Spread sotto pressione. L’atteggiamento da falco della Bce ha avuto come esito una sottoperformance dei rendimenti dell’Eurozona e una nuova pressione sulla periferia, con impatto sugli spread. La differenza di rendimento tra il titolo italiano a dieci anni e il pari durata tedesco è arrivata giovedì (giorno della riunione della Bce) a 164 punti base.

Escalation dell’oro nero. L’escalation della guerra economica ha spinto il petrolio al di sopra dei 130 dollari al barile. Poi il ripiegamento: venerdì mattina, dopo la news dell’agenzia Tass, il Brent maggio a Londra si attestava sui 111 dollari al barile, il Wti aprile sui 107,7 dollari al barile. Resta caldissimo, comunque, anche il fronte gas.

Il dollaro resta protagonista. Sul mercato valutario, dopo le parole di Putin l’euro ha recuperato quota 1,10 dollari. Il biglietto verde Usa resta in ogni caso al centro della scena, ai massimi da cinque anni sullo yen e dall’autunno del 2020 sulla sterlina.

 

Indici azionari Performance settimanale Performance da inizio mese
Azioni Italia 1.63% -10.15%
Azioni Europa 1.36% -8.65%
Azioni Usa -1.60% -3.79%
Azioni Cina -5.80% -16.51%
Indici obbligazionari Performance settimanale Performance da inizio mese
Bond governativi eurozona 3.42% 0.31%
Bond governativi usa -2.53% -0.62%
Bond corporate usa -2.83% -3.23%
Spread Btp-Bund 159.8 punti 1.42%
Materie prime Performance settimanale Performance da inizio mese
Oro 57.93 eur/gr (-0.59%) 13.69%
Petrolio Wti 107.03 (16.91%) -1.77%
Valute Performance settimanale Performance da inizio mese
Cambio Eur/Usd 1.0968 (1.12%) -3.30%
Cambio Eur/Gbp 0.8382 (1.25%) 0.20%

Indici di mercato. Dati aggiornati ore 17.00 del 11/03/22.

 

I market movers della prossima settimana

Oltre agli sviluppi della guerra in Ucraina (con tutti i suoi collaterali, economici e non), la prossima settimana l’attenzione sarà ancora focalizzata sulla politica monetaria. A metà settimana si terrà una riunione del Federal Open Market Committee della Fed. Poi, parola anche alla Bank of England e alla Banca del Giappone.

Occhio ai dati sui prezzi alla produzione (già questa settimana l’Istat ci ha detto che “a gennaio i prezzi alla produzione dell’industria aumentano del 9,7% su base mensile e del 32,9% su base annua”) e sui prezzi al consumo. Giovedì 17 marzo, per esempio, è atteso l’aggiornamento sul dato annuale in zona euro.

 


 

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