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Bollettino AO | Solidità delle Banche sotto stress, ma le autorità mantengono calmi i mercati

I fatti salienti della settimana

Ci risiamo? No: secondo i più, non sarà un nuovo 2008. Ma vero è che una crisi di fiducia verso il settore bancario come quella a cui abbiamo assistito in questi giorni non si vedeva da più di quindici anni.

Cos’è successo? Negli Stati Uniti sono falliti due istituti non sistemici – la Silicon Valley Bank e la Signature Bank – e uno se l’è rischiata.

A gettare l’ancora di salvataggio al terzo, la First Republic Bank, sono state le maggiori banche statunitensi, che vi hanno depositato 30 miliardi di dollari. Il piano è stato elaborato con le autorità di regolamentazione statunitensi e ha incluso i contributi di JPMorgan, Bank of America, Citigroup, Wells Fargo, Goldman Sachs e Morgan Stanley.

Fiducia in crisi. Nell’ultima settimana, le banche hanno preso in prestito complessivamente 164,8 miliardi di dollari da due strutture di backstop della Federal Reserve, segno di un’intensificazione delle tensioni sui finanziamenti all’indomani del fallimento della SVB.

I dati pubblicati dalla Fed, spiega Bloomberg, mostrano che nella settimana conclusasi il 15 marzo sono stati presi in prestito 152,85 miliardi di dollari dalla “discount window”, il tradizionale punto d’appoggio per la liquidità delle banche: un livello record, in aumento rispetto ai 4,58 miliardi di dollari della settimana precedente.

E attenzione: il precedente massimo storico, pari a 111 miliardi di dollari, è stato raggiunto durante la crisi finanziaria del 2008.

Banche-rifugio. Per contro, la Bank of America ha raccolto più di 15 miliardi di dollari di nuovi depositi in pochi giorni, emergendo dal caos di questi giorni come uno dei maggiori vincitori.

I depositi si sono diretti verso le più grandi banche del Paese, considerate troppo grandi per fallire. Anche altre banche come JPMorgan, Citigroup e Wells Fargo hanno raccolto miliardi di nuovi depositi, anche se – come riporta Bloomberg – le cifre non sono ancora state rese note.

L’intervento delle autorità. Intanto domenica il dipartimento del Tesoro, la Federal Reserve e la Federal Deposit Insurance Corp. si sono affrettati ad arginare il nervosismo sulla salute del sistema finanziario nazionale impegnandosi a proteggere completamente il denaro dei depositanti dopo il fallimento della Silicon Valley Bank, e concedendo a tutte le banche in difficoltà di liquidità condizioni più favorevoli per i prestiti a breve termine.

 

 

Fed, indagine interna. “Gli eventi che hanno coinvolto la Silicon Valley Bank richiedono un esame approfondito, trasparente e rapido da parte della Federal Reserve”, ha dichiarato il presidente Fed Jerome Powell in un comunicato.

E infatti la Federal Reserve sta avviando un’indagine interna sul monitoraggio della Silicon Valley Bank, che era supervisionata dalla Federal Reserve Bank di San Francisco.

Che ne sarà dei tassi. Ci si chiede ora cosa farà la Fed la prossima settimana. L’inflazione, pur se in rallentamento al 6% in febbraio dal 6,4% di gennaio, resta ben lontana dal target 2%: la lotta contro il carovita non è finita.

Dritta per la sua strada. La Bce, intanto, è andata dritta per la sua strada e giovedì 16 marzo ha aumentato il costo del denaro di 50 punti base (al 3,50% il tasso sui rifinanziamenti principali).

Per ora, ha chiarito la presidente Christine Lagarde, non c’è alcuna crisi di liquidità. Ma Francoforte rimane in allerta, pronta ad agire per preservare la stabilità finanziaria oltre a quella dei prezzi. Quindi nessuna indicazioni sui rialzi futuri: tutto dipenderà dai prossimi sviluppi.

Quali sviluppi? I fari sono puntati non solo sulle ripercussioni delle news che arrivano dagli Stati Uniti, ma anche e soprattutto sugli effetti delle notizie che negli ultimissimi giorni hanno attraversato il Vecchio Continente.

Le banche europee sono solide e poco esposte a Credit Suisse, ha detto Lagarde. E Credit Suisse è la banca svizzera che ha riportato il panico sui mercati europei, come vi abbiamo raccontato.

Dopo l’indiscrezione, poi confermata, su “debolezze di bilancio” e il rifiuto della Saudi National Bank di iniettare altri soldi, le sue azioni sono crollate fino al 31% mercoledì nelle contrattazioni a Zurigo. Giù anche le sue obbligazioni.

Per fortuna è scattato il “salvavita” da 54 miliardi di dollari, attivato giovedì dalla Banca Centrale Svizzera, che sulla carta dà al Credit Suisse la possibilità di ricostruire il suo business. Ma c’è da riconquistare la fiducia del sistema, e non sarà facile.

Cosa ci lascia questa settimana? La sensazione che lungo il percorso di incremento dei tassi d’interesse ci si debba attendere qualche episodio di stress come quelli ai quali abbiamo assistito.

Negli States potrebbe aumentare il grado di regolamentazione delle banche di medie e piccole dimensioni.

Ma in generale, come scrive Mark Dowding di BlueBay, “all’epoca della crisi finanziaria globale, le banche erano molto meno regolamentate, avevano una leva finanziaria eccessiva ed erano scarsamente capitalizzate. Inoltre, è stato il deterioramento del credito nei mutui statunitensi a fungere da catalizzatore che ha poi innescato il crollo. Nel 2023, il panorama bancario è completamente diverso”.

 

Come si sono mossi i mercati

Banche nel mirino. Naturalmente, i titoli bancari di tutto il globo sono stati i grandi sfavoriti della settimana. Nella mattina di venerdì, però, le Borse europee hanno tentato di consolidare il rimbalzo di giovedì, avviato dal salvataggio di First Republic Bank negli Usa.

Valute e materie prime. Sul mercato valutario, euro in rafforzamento nell’ultima seduta della settimana: lato materie prime, in rialzo sia il prezzo del petrolio sia la quotazione del gas naturale sulla piattaforma Ttf di Amsterdam.

Spread in calo. Spread Btp-Bund in leggero calo venerdì in avvio, dopo la decisione della Bce di alzare i tassi di 50 punti base.

 

Indici azionari Performance settimanale Performance da inizio mese
FTSE MIB -6.47% -6.94%
MSCI Europe -3.78% -4.74%
S&P 500 0.63% -2.54%
Nikkei -3.73% -1.05%
Shanghai Composite CSI 300 -1.53% -3.97%
Indici obbligazionari Performance settimanale Performance da inizio anno
10-yr yield on Italian Bond (BTP) 4.10% 4.64%
10-yr yield on US Treasuries 3.58% 3.88%
10-yr yield on German Bund 2.22% 2.53%
10-yr yield on Eurozone bonds 2.22% 2.53%
Spread Btp-Bund 192.7 punti 27.35%
Materie prime Performance settimanale Performance da inizio mese
Oro 59.28 eur/gr (4.60%) 5.01%
Petrolio Wti 66.04 usd/barile (-9.77%) -12.79%
Valute Performance settimanale Performance da inizio mese
Cambio Eur/Usd 1,0639 (0.49%) -0.49%
Cambio Eur/Gbp 0,8755 (-1.18%) -1.31%

Indici di mercato. Dati aggiornati ore 17.00 del 17/03/23.

 

I market movers della prossima settimana

Negli Stati Uniti fari puntati sulla riunione della Fed. Si conosceranno poi i Pmi e i dati sul mercato residenziale e sugli ordinativi di beni strumentali.

Nell’area dell’euro focus sulla fiducia dei consumatori, sullo Zew e sui Pmi flash. Nel Regno Unito l’appuntamento clou della settimana sarà la riunione della Bank of England.

 


 

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