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A tutta “riccanza”: viaggio tra i super patrimoni mondiali

“Un quarto di secolo ti dà da pensare”, diceva l’immensa Marilyn Monroe nel film “A qualcuno piace caldo”. Devono aver pronunciato queste stesse parole gli esperti della società di consulenza Capgemini, che ha recentemente dato vita all’edizione 2020 del World Wealth Report1. Un rapporto a tutto tondo sui patrimoni mondiali che quest’anno festeggia, appunto, il suo primo quarto di secolo: 25 anni.

Per questa speciale ricorrenza, gli autori del report si sono interrogati sulle ripercussioni della pandemia di Covid-19 sui grandi, grandissimi, praticamente pazzeschi patrimoni multimiliardari in giro per il mondo.

Ma non solo: “L’edizione speciale del 25esimo anniversario”, spiega Capgemini, “esamina la popolazione globale HNWI e le dinamiche di crescita del patrimonio, il riposizionamento delle aspettative dell’era digitale, le tendenze dell’asset allocation e le opinioni degli investitori su commissioni, servizi di consulenza ibrida e offerte esistenti”. Tanta roba, insomma.
 

Ma cosa vuol dire HNWI?

È la sigla che indica appunto le persone dotate di patrimoni di rimarchevole o molto rimarchevole dimensione: sono gli High Net Worth Individual (individui con un alto patrimonio netto, appunto), sui quali però svettano gli Ultra High Net Worth Individual (individui con un patrimonio netto ultra alto).

Ciò premesso, cosa ci dice il report? Che, in mezzo a tutto il tumulto del 2020, tra pandemia e blocco delle attività sociali, educative ed economiche, la popolazione globale e la ricchezza finanziaria degli HNWI sono aumentate, rispettivamente del +6,3% e del +7,6%. A spingere la crescita della ricchezza sono stati i guadagni senza precedenti dell’azionario registrati nei principali mercati alla fine di questo anno volatile.

Le misure di stimolo delle banche centrali e dei governi hanno aiutato l’S&P 500 a risalire dopo i minimi di marzo e a chiudere il 2020 con un guadagno del +16,3%. La parte del leone, manco a dirlo, l’hanno fatta i titoli tecnologici: Apple, Amazon e Microsoft hanno rappresentato più del 53% dei rendimenti totali dell’S&P 500 nell’anno passato.

E dopo cinque anni, il Nord America ha superato l’Asia-Pacifico in termini di popolazione e ricchezza HNWI con, rispettivamente, un +10,7% e +11,9%. Uno slancio in gran parte dovuto proprio alle azioni, che per gli HNWI nordamericani hanno rappresentato il 38% degli investimenti totali, contro il 24% dell’Europa e il 22% dell’Asia-Pacifico.

Nel 2020 è aumentato significativamente anche il contributo del Nord America alla crescita complessiva della popolazione e della ricchezza HNWI: quest’area del mondo, ci dice Capgemini, ha rappresentato il 55% degli oltre 1,2 milioni di nuovi HNWI che si sono aggiunti al pool globale nel corso dell’anno passato e il 46% della crescita totale della ricchezza HNWI (5.600 miliardi di dollari USA in tutto).
 

 
E l’Europa? Nel Vecchio Continente, ci dice il report, “la crescita della ricchezza HNWI, che è stata del +4,5%, ha superato quella della popolazione HNWI (+2,8%), ma entrambi sono rimasti indietro rispetto alle medie globali”.

Non avrà aiutato la performance dei principali mercati azionari europei: l’indice Stoxx 600 ha chiuso l’anno in calo del 3,8%, mentre il CAC 40 è sceso del 7,1%, il FTSE è crollato del 14% e l’IBEX spagnolo ha perso quasi il 15%, peggior risultato tra i mercati europei nel 2020.

Colpa probabilmente dell’impatto più pesante della pandemia sui principali mercati europei e della maggiore esposizione dell’Europa ai settori che ne sono stati colpiti negativamente, come la moda, il turismo e le vendite al dettaglio, rispetto ai settori che invece ne sono stati condizionati positivamente, come appunto la tecnologia. La quale, invece, come abbiamo visto, è stata ed è il punto di forza dell’America del Nord. Stati Uniti in primis.

E i super-mega-maxi-ricchi? Nella fascia Ultra HNWI è stato il Medio Oriente a registrare i più elevati incrementi in termini di popolazione (+13,2%) e ricchezza (+17,2%). E indovinate? L’Iran ha contribuito in modo significativo all’aumento di popolazione e ricchezza Ultra HNWI, con una crescita del +24,5% e del +27,3%, rispettivamente.
 

Com’è bello esser ricchi dall’HNWI in su

Se anche voi, come noi, avete letto tutto questo con un certo senso di distacco – della serie: so che i ricchi esistono ma non ne ho mai visto uno da vicino e quindi non lo saprei descrivere con precisione – sappiate che il report dice una cosa che interessa anche noi, che magari siamo affluent o anche meno che affluent.

Cosa significa “affluent”? È la fascia di clientela nella quale rientrano i clienti con un patrimonio investibile di circa 100.000 dollari USA. Sono un po’ alla base della piramide della clientela che usufruisce dei servizi di gestione patrimoniale (il cosiddetto wealth management). Nel 2005, per esempio, PwC proponeva questa istruttiva infografica1.
 

 
Capgemini, dal canto suo, in una nota a pie’ di pagina precisa che:

  • gli High Net Worth Individual hanno un patrimonio investibile di circa 1 milione di dollari, escludendo residenza principale, oggetti da collezione, beni di consumo e beni durevoli;
  • i milionari “della porta accanto” sono HNWI con un patrimonio investibile tra 1 e 5 milioni di dollari;
  • i milionari “mid-tier” sono HNWI con un patrimonio investibile tra 5 e 30 milioni di dollari;
  • gli ultra-HNWI, infine, sono HNWI con un patrimonio investibile pari o superiore a 30 milioni di dollari

 

I mercati finanziari sono ormai slegati dalle economie locali

Ma chiudiamo la parentesi e veniamo all’informazione che ci può interessare tutti. Secondo il World Wealth Report 2020, l’anno passato ha confermato che le informazioni in tempo reale e le complesse interdipendenze globali stanno slegando i mercati finanziari dalle economie locali. “Gli eventi recenti corroborano fortemente questa tendenza. Il mercato azionario si è rapidamente ripreso dal suo drastico crollo del marzo 2020”, e mentre “l’economia globale ha dovuto affrontare e subire molteplici ondate di Covid-19, il mercato ha continuato a stabilire nuovi massimi”. Come mai? Per due fattori.

  • Dominanza dei titoli tecnologici, che influenzano i mercati complessivi in modo più sostanziale rispetto a settori tradizionali come l’energia e le utility, i quali ora costituiscono meno del 3% del Dow Jones e dell’S&P 500: Alphabet, Amazon, Apple, Facebook e Microsoft hanno visto il loro valore passare dal 17,5% di inizio 2020 al 22% di metà dicembre.
  • Liquidità dagli investitori retail (cioè noi): sull’onda dell’accesso alle piattaforme di investimento digitali, del capitale proveniente dai programmi di stimolo dei governi e dell’impossibilità di spendere tra un lockdown e l’altro, i piccoli investitori hanno contribuito in modo significativo all’attività complessiva del mercato nel 2020. Anche e soprattutto perché i mercati azionari risultano sempre attraenti in un contesto di bassi tassi d’interesse.

Riguardo a questo secondo punto, ci dice Capgemini, all’inizio del 2021 un sondaggio della Deutsche Bank ha rilevato che gli americani di età compresa tra i 25 e i 34 anni prevedono di investire il 50% del loro “stimulus check” in azioni, per una potenziale infusione nel mercato azionario USA di 170 miliardi di dollari.

E voi, cosa ne pensate?

 



1. World Wealth Report 2021
2. Ricerca PWC

 

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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