Se incontraste un banchiere centrale in questi giorni, cosa gli chiedereste?
Io senza dubbio opterei per: “Ci pensi bene prima di aumentare i tassi d’interesse. E si ricordi di quello che è successo in Svezia”.
E’ infatti in corso un acceso dibattito su un possibile rialzo dei tassi d’interesse tra banchieri centrali, funzionari, osservatori economici, organizzazioni internazionali. Mark Carney, governatore della Banca d’Inghilterra (BoE) ha affermato che i tassi d’interesse potrebbero aumentare prima di quanto i mercati si possano aspettare. La Fed ha manifestato le sue intenzioni di mantenere i tassi d’interesse bassi almeno fino al prossimo anno; sebbene al suo interno diversi funzionari ritengono che il suo governatore Janet Yellen non dovrebbe mantenere la promessa data. La Banca dei regolamenti internazionali (BRI) ha mostrato preoccupazioni che un lungo periodo di tassi d’interesse bassi potrebbe fare più male che bene se favorisce una spericolata attività finanziaria. Ma c’è anche chi mette in guardia dai rischi che un aumento repentino dei tassi porta con sé.
Passiamo allora in rassegna le ragioni del sì e del no all’aumento dei tassi e l’esperienza svedese.
Le ragioni del sì
- Tassi bassi a lungo alimentano il rischio di un aumento dell’inflazione in USA e UK.
- Il basso costo del denaro sta creando bolle finanziarie, che potrebbero generare un’altra crisi finanziaria. Questa preoccupazione è particolarmente sentita anche tra i piccoli risparmiatori all’interno del nostro sito Advise Only, dove spesso si discute di questi e altri argomenti.
A questo proposito, ci teniamo a ribadire che, secondo noi, non siamo in presenza di bolle sul mercato azionario (per approfondire, leggi qui, qui, qui e qui).
Le ragioni del no
- Gli eccessi sui mercati sono contenuti.
- Controllare le bolle finanziarie utilizzando strumenti macroprudenziali (ad esempio la regolamentazione bancaria sul capitale delle banche a fronte di prestiti rischiosi) è meglio che far oscillare i tassi d’interesse.
- Un rialzo repentino dei tassi potrebbe mettere in pericolo l’economia reale, causando recessione e deflazione (vedi il caso dell’economia svedese).
Secondo i contrari all’aumento dei tassi, le preoccupazioni legate a lasciarli bassi sono fondate, ma eccessive.
- Inflazione? Sia in America che in Gran Bretagna, l’inflazione è sotto il target delle rispettive banche centrali. In UK il tasso di disoccupazione si è ridotto ma la dinamica salariale è debole e non suggerisce l’esistenza di una spirale salari-prezzi. In America la crescita è incerta e la FED continua a prevedere che l’inflazione resti sotto il target del 2% per alcuni anni ancora.
- Instabilità finanziaria? Gli eccessi sui mercati sono ancora piccoli se confrontati con l’esuberanza del 2007. La bolla immobiliare UK è largamente limitata a Londra. E le banche in USA e UK siedono su un cuscino di liquidità e capitale che li rende meno vulnerabili a cali dei prezzi degli asset.
Cosa insegna la Svezia ai risparmiatori?
La banca centrale della Svezia, la Riksbank, era l’invidia delle banche centrali. L’economia del suo Paese cresceva tre volte più velocemente della zona euro nel 2010 ed era riuscita ad evitare la doppia recessione europea nel 2012-2013.
Tuttavia l’economia si stava ancora riprendendo dalla Grande Recessione quando nel luglio del 2010 la banca centrale del Paese decise di aumentare i tassi d’interesse, fiduciosa nella ripresa ma preoccupata dei rischi di un crescente indebitamento delle famiglie e di un aumento del prezzo delle case. All’epoca il tasso di disoccupazione era all’8,2% e il tasso d’inflazione all’1,1% (al di sotto del target inflazionistico della banca centrale).
Da fine 2011, l’inflazione ha iniziato a diminuire rapidamente e l’economia a intraprendere un percorso che l’avrebbe portata nel giro di poco tempo a tassi d’inflazione pari a zero e talvolta negativi.
Oggi il debito del settore privato in rapporto al Pil è maggiore del 2010, i prezzi delle case continuano a scendere e la banca centrale sta lottando per contenere focolai di pessimismo economico, tant’è che qualcuno si domanda se la Svezia possa essere considerata il Giappone del Nord.
Dall’esperienza svedese i risparmiatori possono trarre una lezione: l’inasprimento della politica monetaria in un’economia con una crescita incerta può portare a un lungo periodo di bassi tassi d’interesse.
Raoji / Luglio 23, 2014
Siamo nelle mani dei banchieri centrali.
Bel articolo, sono anche riuscito a capire cosa hai scritto.
Precisazione per chi legge: il fatto che in borsa non ci sia una bolla, non significa che questa non possa correggere per eventi esogeni o per un PIL USA meno buono di quello che ci si attende.
Significa però che se uno entra non sta comprando a prezzi assurdi secondo i fondamentali, giusto?
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Massimo Vicari / Luglio 25, 2014
Dipende dal tuo gusto perosnale. Se i mercati non sono in bolla, sono certamente ben prezzati, e non ha senso comprare a 100€ qualcosa che vale 100€ 🙂
Il problema è dove corro meno rischi, e attualmente il przzo del rischio è, secondo me, sottovalutato
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