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Europa a caccia di gas: cosa c’è dietro i prezzi alle stelle?

E alla fine, il timore è divenuto realtà: stop al gas dalla Russia. Venerdì 2 settembre, Gazprom ha annunciato la chiusura di Nord Stream 1, unica via attraverso la quale il gas russo arriva(va?) alla Germania e, da qui, all’Europa. Quando, all’inizio del 2022, funzionava al top della sua capacità (55 miliardi di metri cubi annui), il gasdotto copriva il 12% della domanda europea. Da metà giugno, ha funzionato solo al 20%.

Il nuovo stop, ufficialmente dovuto – anche questo – a ragioni tecniche, sottrae circa 11 miliardi di metri cubi annui, rispetto al ritmo osservato da metà giugno, alle regioni più bisognose: ovvero Italia, Germania ed Europa orientale.

Sul tema si concentra S&P Global Ratings in un report diffuso in queste ore, nel quale punta il suo faro non solo sulla capacità del continente di reagire all’emergenza, ma anche sulle ricadute sul settore delle utilities.

 

Europa a caccia di gas in vista dell’inverno

“Complessivamente”, scrive S&P, “l’Europa ha bisogno di sostituire oltre tre quarti delle forniture russe del 2021, ovvero circa 110-120 miliardi di metri cubi annui”. E se la (finora timida) riduzione della domanda ha già compensato circa un quarto di questa cifra, all’incirca la metà è stata compensata dall’aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto del 55%-60% su base annua a partire da luglio. “Una tendenza che prevediamo continuerà”.

Se i rubinetti russi si vanno chiudendo – anche South Stream, che passa dall’Ucraina, appare abbastanza in bilico – come se la passano gli altri canali? “Yamal LNG e TurkStream, che rifornisce in particolare Serbia e Ungheria, non danno al momento pensieri”. In più, una mano alle aree più bisognose di gas del Vecchio Continente potrebbero tenderla quei Paesi che in Europa appaiono invece più fortunati. Tra questi, il Regno Unito.

Tuttavia, attenzione ai costi: i prezzi del gas e dell’energia in generale sono infatti sempre più sensibili e “reattivi”, per così dire, di fronte a ogni singolo miliardo di metro cubo mancante.

Non è solo una questione di mercato e finanza: i prezzi elevati acuiranno il dilemma su chi debba o non debba farsi carico dell’enorme onere finanziario che ne deriva. “Secondo le nostre stime, la bolletta energetica europea supererà i livelli pre-pandemici di oltre 1.000 miliardi di euro”.

 

 

Prezzi alle stelle: cosa c’è dietro?

Le pressioni sull’offerta e la spinta dei governi a stoccare gas “a qualunque costo” per mettere sempre più in sicurezza le forniture non sono gli unici fattori che continueranno a sostenere i prezzi del gas e dell’energia elettrica nei prossimi mesi.

A ciò, si legge nel report, si aggiungono:

  • la scarsa disponibilità di energia idroelettrica nell’Europa meridionale (avete presente la siccità di quest’anno?);
  • la bassa produzione nucleare francese;
  • la lenta ripresa della produzione a carbone;
  • la lentezza con cui il settore residenziale e quello commerciale stanno rivedendo i loro consumi.

La domanda è il tema chiave. Il ripristino dell’equilibrio del gas in Europa dipende ora da una riduzione della domanda, in linea con l’obiettivo del 15% fissato dall’Ue per l’inverno. Fino a giugno, la sostituzione delle forniture mancanti era ancora la strategia principale per far fronte ai tagli di Gazprom. Tuttavia, le principali fonti di approvvigionamento sono per ora esaurite, anche per quanto riguarda il gas naturale liquefatto.

Di seguito, la situazione degli approvvigionamenti al 4 settembre 2022.

 

 

Prossima fermata: rivedere la domanda

Le importazioni di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti – pilastro fondamentale per riequilibrare il mercato del gas in Europa – aumenteranno in modo solo graduale nel quarto trimestre del 2022. L’impianto di Freeport, in Texas, che copriva una domanda pari a quella di Nord Stream 1 fino alla sua chiusura, l’8 giugno, riaprirà a fine novembre, mentre l’impianto di Calcasieu Pass, in Louisiana, sta ancora aumentando la sua capacità allo scopo di raggiungere i 10 milioni di tonnellate all’anno entro la fine del 2022.

Per quanto la “terza ondata” di progetti di gnl negli Stati Uniti rappresenti la prossima opportunità chiave per garantire i volumi e migliorare la sicurezza delle forniture europee, la prossima grande sfida sarà, come detto, comprimere la domanda molto più di quanto fatto finora. Ciò vale per tutti i settori: quello industriale, l’unico che finora abbia ridotto realmente la richiesta; quello della produzione di energia elettrica; e specialmente quello residenziale e commerciale.

Oltre, naturalmente, a tutto il tema delle rinnovabili: il graduale aumento della capacità di produzione da queste fonti dovrebbe contribuire a ridurre la domanda di gas.

Da monitorare, poi, il modo in cui entrerà in atto il meccanismo di solidarietà europea e se tale solidarietà si potrà invocare anche per il settore industriale e non solo per il residenziale e per i servizi collettivi essenziali (per esempio, gli ospedali).

 

I fari restano puntati sul settore delle utilities

In una situazione come questa, il faro di S&P Global resta puntato soprattutto sul settore delle utilities. Nonostante un intervento governativo senza precedenti sui mercati e su specifiche società, l’inevitabile ridefinizione del mercato del gas e dell’energia elettrica rappresenterà un iter complesso e comporterà molti rischi per le utility oggetto di rating nel corso del prossimo inverno. A cominciare dai rischi di liquidità, che appaiono notevolmente aumentati. Tuttavia, i governi europei sembrano sempre più disposti a fare la loro parte. Staremo a vedere.

 


 

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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