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L’importante è la salute: quanto spendono gli italiani per curarsi?

Quanto spendiamo in Italia per curarci? A fare il punto su questo tema è la Banca d’Italia nella sua Indagine conoscitiva sulle forme integrative di previdenza e di assistenza sanitaria, dalla quale emerge che “la spesa privata in Italia incide per quasi un quarto della spesa sanitaria complessiva”. Parliamo di poco più di 2.160 euro pro capite).

Essa è costituita da:

  • esborsi “out of pocket” (di tasca propria, insomma) direttamente a carico delle famiglie per circa il 90%;
  • contributi da parte di soggetti terzi (fondi sanitari, società di mutuo soccorso, casse, compagnie assicurative, istituzioni senza fini di lucro e imprese) per la parte residua.

 

La spesa a carico delle famiglie

La spesa “out of pocket” delle famiglie italiane è particolarmente elevata nel confronto con la media europea (in base agli ultimi dati Eurostat è pari a circa 570 euro pro capite in Italia contro circa 470 nei Paesi dell’Unione europea).

 

Su tale spesa ha influito il razionamento delle risorse pubbliche destinate alla sanità nel decennio pre-pandemia, a fronte di una domanda crescente di prestazioni in larga parte indotta dall’invecchiamento della popolazione e dalla conseguente maggiore diffusione di patologie croniche.

 

Fra il 2010 e il 2019 l’incidenza della spesa sanitaria pubblica si è ridotta dal 6,9 al 6,5%, nel quadro di una strategia più generale di consolidamento dei conti pubblici. Nello stesso periodo, la quota di popolazione con oltre 65 anni e l’indice di vecchiaia (definito dal rapporto fra la popolazione ultrasessantacinquenne e quella con meno di 14 anni di età) sono sensibilmente aumentati, rispettivamente dal 20% al 23% e dal 142,3% al 173,1%.

 

Pesano i “consumi sanitari impropri”

Alcune analisi suggeriscono tuttavia che una componente non trascurabile degli esborsi out of pocket sia ascrivibile a consumi sanitari impropri, indotti da una tendenza crescente alla medicalizzazione della società. Le stime condotte dalla fondazione Gimbe indicano che almeno il 40% della spesa out of pocket è frutto di “consumismo sanitario”, dal momento che si rivolge a prestazioni senza alcun impatto documentato sullo stato di salute della popolazione.

 

L’esborso pesa di più sui redditi bassi

I dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane della Banca d’Italia, integrati con quelli dell’Indagine sulle spese delle famiglie condotta dall’Istat, evidenziano che l’incidenza degli esborsi per motivi di salute delle famiglie italiane sul reddito si riduce stabilmente al crescere di quest’ultimo: dal 7,2% al 2,3% rispettivamente per il primo e l’ultimo scaglione di reddito familiare lordo e dal 7,8% al 2,9% per le famiglie rispettivamente collocate nel primo e nell’ultimo quintile di reddito equivalente.
 

 

Acquisto di farmaci e dispositivi medici

In media, i consumi sanitari costituiscono il 4-5% della spesa delle famiglie italiane. La quota prevalente è destinata all’acquisto di farmaci e dispositivi medici, in particolare per le famiglie meno abbienti (l’incidenza di questa voce sul totale della spesa sanitaria è dell’ordine del 60% nella media dei primi due scaglioni e dei primi due quintili di reddito, si riduce a poco più del 50% nell’ultimo scaglione e nell’ultimo quintile).

Per contro, l’incidenza delle prestazioni odontoiatriche sulla spesa sanitaria ha un andamento crescente rispetto al reddito disponibile familiare (da circa il 10% a oltre il 21% dal primo all’ultimo quintile di reddito familiare equivalente). A quanto pare, risparmiamo sui denti.

 

Lavoro, fatturo, pago, mi curo

In termini assoluti, la spesa sanitaria privata è molto concentrata fra le famiglie più abbienti: l’indice di Gini, pari a 0,25 per la spesa complessiva delle famiglie, supera 0,60 nel caso dei consumi sanitari. Dai dati dell’indagine risulta difatti che i due terzi della spesa sanitaria privata è effettuata da nuclei con redditi lordi superiori a 85.000 euro e che la concentrazione della spesa sanitaria è ben più accentuata di quella dei redditi (le famiglie collocate nella prima metà della distribuzione dei redditi sono responsabili di meno del 40% dei consumi sanitari).
 

 
Lo sviluppo della sanità integrativa non è necessariamente associato a un ridimensionamento della spesa privata a carico dei cittadini: nell’esperienza internazionale ci sono infatti Paesi in cui la spesa “out of pocket” delle famiglie è anche più elevata dell’Italia, nonostante la maggiore diffusione di schemi di intermediazione da parte di soggetti terzi. Per esempio, è il caso di Svizzera, Spagna e Portogallo.

Emerge invece una chiara correlazione di segno negativo fra gli esborsi sostenuti dalle famiglie e l’intensità del ruolo pubblico nel finanziamento della spesa sanitaria.

 

Perché parliamo di sanità?

Perché questo ci offre lo spunto per dirvi che a tendere non solo la pensione ma ogni altra forma previdenziale diventerà sempre di più una responsabilità alla quale saremo chiamati a far fronte in prima persona. Quindi bisogna prepararsi adeguatamente, con una gestione dei risparmi che tenga conto anche delle future spese per la salute, le quali – come abbiamo visto – aumentano all’aumentare dell’età.

Che tipo di gestione dei risparmi? Di questo potete discutere con un consulente finanziario serio e preparato, che potrà darvi ogni indicazione utile alla luce della vostra situazione, dei vostri bisogni e dei vostri obiettivi.

 


 

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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