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L’ipotesi Mario Draghi piace ai mercati. Durerà?

La crisi politica scoppiata in Italia a metà gennaio – e culminata con le dimissioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte – ha preso una svolta inaspettata. Falliti anche gli ultimi tentativi di trovare una maggioranza che appoggiasse un Conte Ter o un esecutivo a trazione Fico, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affidato a Mario Draghi l’incarico di formare un esecutivo “di alto profilo”. E l’ex numero uno della BCE ha accettato con riserva.

Scartando la strada del voto anticipato perché troppo lunga, specialmente in un momento decisivo per la lotta alla pandemia, con la campagna vaccinale in corso e il piano per i fondi Next Generation EU da presentare entro aprile, Mattarella ha rivolto un appello a tutti i partiti affinché appoggino un governo senza colore politico.

Il possibile coinvolgimento dell’ex presidente della BCE circolava da tempo, ma l’ipotesi concreta della sua nomina a presidente del Consiglio è tutta un’altra cosa – anche se non è affatto scontato che Draghi riesca davvero a ottenere un sufficiente sostegno nelle aule parlamentari.

L’annuncio della sua convocazione al Quirinale ha infatti sortito un effetto immediato sui mercati finanziari: nella giornata di mercoledì 3 febbraio, lo spread è crollato attorno a quota 100 punti, ai minimi degli ultimi anni (per poi risalire leggermente e chiudere intorno a 105 punti), mentre Piazza Affari ha archiviato la seduta di ieri in rialzo del 2,09%, trainata dalle banche.

 

 

Come è visto Mario Draghi dai mercati?

L’ex numero uno della Banca Centrale Europea incarna – agli occhi degli investitori – la miglior opzione possibile per la guida dell’Italia: i mercati puntano su un governo tecnico in grado di porre fine all’ingovernabilità del Paese, per giunta in un momento di crisi. Non solo: l’Italia potrebbe attrarre nuovi investimenti esteri e guadagnare fiducia tra i partner UE proprio grazie alla credibilità di Draghi.

Basti ricordare cosa successe quando, il 26 luglio 2012, l’allora presidente della BCE pronunciò il suo famoso discorso del “whatever it takes” (“Faremo tutto il necessario per preservare l’euro. E credetemi, sarà sufficiente”): si innescò un incredibile rally sui mercati. In due giorni Piazza Affari recuperò quasi il 10%, facendo calare lo spread di 70 punti e spingendo gli acquisti anche a Francoforte.

Ecco, investitori e mercati sperano probabilmente che accada qualcosa di simile con il Recovery Plan.

Certo, come ricordano gli analisti di UniCredit, la situazione è ancora in bilico. Se Mario Draghi accetterà l’incarico, sarà presidente del Consiglio dal momento del giuramento davanti al Capo dello Stato. Solo dopo è previsto il passaggio alle Camere, a cui il presidente del Consiglio si presenta per chiedere la fiducia esponendo il suo programma.

Ma cosa succederà se non riuscirà a ottenere la fiducia? In quel caso, il presidente del Consiglio con il suo governo resterebbe in carica per gli affari correnti fino alla formazione di un nuovo esecutivo o, in caso di elezioni anticipate, fino alla nascita del nuovo governo dopo il voto. Visti i tempi tecnici necessari, è probabile che sarebbe comunque Draghi a scrivere il piano italiano per il Next generation EU.

 

Cosa pensa Draghi del Recovery Fund?

L’ultima volta che Draghi ha espresso la propria opinione sul fondo Next Generation EU, nelle vesti di co-presidente di un gruppo di lavoro del G30, era il dicembre del 2020. “La sostenibilità del debito pubblico in un certo Paese sarà giudicata sulla base della crescita e quindi anche di come verranno spese le risorse di Next Generation EU”, ha detto parlando con alcuni giornalisti. “Se le risorse saranno sprecate, il debito alla fine diventerà insostenibile perché i progetti finanziati non produrranno crescita”.

Tra l’altro, ha aggiunto in quell’occasione, “l’impatto di Next Generation EU sulla crescita e sulla sostenibilità del debito negli anni a venire sarà tanto maggiore quanto più grande è il debito iniziale. Per questo è così importante che i Paesi con un debito elevato facciano una valutazione molto attenta del tasso di rendimento dei progetti che finanzieranno”.

Il tutto, possibilmente, con una certa fretta. “Le autorità devono agire urgentemente: in molti settori e Paesi siamo sull’orlo del precipizio in termini di solvibilità, specialmente per le piccole e medie imprese, con i programmi di sostegno in scadenza e il patrimonio esistente che viene eroso dalle perdite”.

“Il problema – ha concluso – è peggiore di quel che appare, perché il massiccio aiuto in termini di liquidità e la confusione causata dalla natura senza precedenti di questa crisi ne stanno mascherando le vere dimensioni”.
 

 

Spread sulle montagne russe ancora per un po’

Cosa succederà nei prossimi giorni? Difficile dirlo con certezza. Ad oggi la crisi istituzionale e politica non ha avuto ripercussioni significative sullo spread tra Btp e Bund – merito del poderoso sostegno della BCE – ma il momento è cruciale per l’Italia. E “l’effetto Mario Draghi”, per essere confermato, ha bisogno del sostegno della politica, ancora molto incerto.

Significa che lo spread, per il momento, continuerà probabilmente a oscillare, così come il sentiment di fiducia intorno all’Italia.

 


Scritto da

La scrittura è sempre stata la sua passione. Laureata in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione all’Università Bocconi di Milano, è entrata nel mondo del giornalismo nel 2008 con uno stage in Reuters Italia e successivamente ha lavorato per l’agenzia di stampa Adnkronos e per il sito di Milano Finanza, dove ha iniziato a conoscere i meccanismi del web. All’inizio del 2011 è entrata in Blue Financial Communication, dove si è occupata dei contenuti del sito web Bluerating.com e ha scritto per il mensile Bluerating.

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