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I prezzi del gas europeo stanno vivendo una fase di estrema volatilità, caratterizzata da sostanziosi rialzi ma anche da sonori crolli. A giugno, i prezzi sono raddoppiati in soli 10 giorni, evidenziando come il mercato rimanga ancora in bilico sulle forniture di gas del continente, nonostante i livelli di stoccaggio siano ai massimi storici per il periodo dell’anno.

Il prezzo di riferimento del gas europeo, il Title Transfer Facility (TTF), in una seduta di giugno è salito del 27%, toccando il livello più alto dall’inizio di aprile. Poco tempo prima, era sceso fino al minimo di due anni. Dopo circa un mese, i prezzi hanno registrato il maggiore calo settimanale dell’anno, in quanto le scorte superiori alla media e la scarsa domanda hanno prevalso sulle preoccupazioni per le ondate di calore nel Mediterraneo.
 

 
Sebbene i prezzi siano ancora sostanzialmente in calo rispetto ai picchi dell’estate scorsa, quando l’interruzione delle forniture dei gasdotti russi ha spinto il TTF a livelli da capogiro, oltre i 340 euro/MwH, gli operatori ritengono che i mercati possano rimanere nervosi.

 

Nuove rotte tra Paesi Bassi e Norvegia

Le notizie secondo cui i Paesi Bassi avrebbero intenzione di chiudere quest’anno il giacimento di gas di Groningen – un tempo la maggiore fonte di approvvigionamento in Europa – hanno innescato il rally, insieme alle previsioni di un clima più caldo e ai timori sulle interruzioni per manutenzione più lunghe del previsto presso gli impianti in Norvegia.

Lo scorso anno, la Norvegia ha sostituito la Russia come principale fonte di importazione di gas naturale nell’Unione europea, con oltre il 24% del mercato, mentre Mosca ne ha trasportato il 15%.

Le interruzioni delle forniture si sono aggiunte ai timori che i mercati europei del gas si stiano ancora adattando a una nuova realtà, in cui garantire le importazioni via mare di gas naturale liquefatto è fondamentale per sostituire le forniture dei gasdotti russi, che soddisfacevano il 40% della domanda dell’UE prima dell’invasione dell’Ucraina.

 

Effetto Paesi Bassi sulle forniture europee

Un tempo importante fornitore di gas naturale per l’Europa, negli ultimi dieci anni i Paesi Bassi hanno ridotto la produzione del giacimento onshore a causa del rischio di terremoti. Il giacimento è uno dei più grandi al mondo, ma oggi rappresenta solo una frazione della fornitura di gas. Tuttavia, le notizie sulla sua possibile chiusura anticipata a ottobre sembrano aver scosso gli operatori.

L’anno scorso la produzione del gas di Groningen è stata ridotta a 2,8 miliardi di metri cubi all’anno, il minimo per mantenere in funzione le pompe, e le scosse di terremoto imputate alle trivellazioni hanno causato danni alle proprietà della zona. Sebbene i siti di stoccaggio del gas in Europa siano sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo del 90% entro l’inizio di novembre, questa scorta potrebbe non soddisfare la domanda invernale.

 

 
In compenso, ora i flussi di gas dalla Norvegia stanno registrando una ripresa e il mercato ha puntato sull’avvio dell’impianto di trattamento del gas di Nyhamna, che potrà sostenere l’offerta. Anche il giacimento di Troll sta tornando alla piena capacità dopo lunghi lavori stagionali, come mostrano i dati della rete.

Gli operatori osservano con attenzione eventuali aggiornamenti, dato che alcuni lavori erano stati precedentemente prorogati a causa di problemi tecnici. La riduzione della capacità dell’impianto di trattamento del gas di Kollsnes, per esempio, si è rivelata più profonda del previsto dopo un’interruzione.

 

Lo scenario futuro

Le oscillazioni dei prezzi indicano che c’è ancora molta incertezza sulle prospettive del gas in Europa e che gli operatori del mercato restano in bilico. Ulteriori interruzioni da parte dei grandi produttori, così come i lavori di manutenzione che interessano le forniture globali di gas naturale liquefatto, potrebbero ancora affaticare il mercato nel corso dell’anno, anche se gli impianti di stoccaggio sono già pieni per oltre l’80%, hanno affermato gli analisti di Energy Aspects Ltd.

Inoltre, nonostante i segnali di ripresa in alcuni settori, la domanda industriale europea di gas rimane complessivamente debole, secondo S&P Global Commodity Insights. La domanda è scesa del 16% a giugno rispetto all’anno precedente ed è stata inferiore del 25% rispetto alla media 2017-21.

Nel frattempo, gli scienziati del Copernicus Climate Change Service vedono forti probabilità che le temperature superiori alla media in Europa durino fino agli ultimi mesi dell’anno. Secondo Morgan Stanley, un inverno mite potrebbe far crollare i prezzi del gas naturale a circa 15 euro, pur riconoscendo che si tratta di un dato difficile da prevedere.

L’ultimo aspetto riguarda i livelli record di gas immagazzinati in Giappone e Corea del Sud, che, uniti a una ripresa dell’economia cinese più debole del previsto, riducono anche la possibilità che l’Europa quest’anno sia costretta a un’altra costosa lotta con l’Asia per le importazioni di gas naturale liquefatto.

 


 

I nostri riferimenti:
European gas prices double in 10 days as traders remain on the edge | Financial Times
European Gas Prices Have Biggest Weekly Loss of the Year | Bloomberg
European gas prices are soaring again. Full tanks should avert a new energy crisis | Bloomberg

 

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