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Space Economy, un Megatrend da 1 trilione di dollari entro il 2040

Quando parliamo di Space Economy, la mente corre subito ai mirabolanti progetti di soggetti come Elon Musk e Richard Branson, che – con le loro società SpaceX e Virgin Galactic – hanno trasformato il sogno impossibile dei viaggi spaziali in un’industria: basti pensare che, solo nel 2021, sono stati organizzati 64 viaggi commerciali oltre i confini terrestri.

In realtà però, l’economia legata all’esplorazione dello spazio è molto di più: si tratta di un vero e proprio Megatrend, che coinvolge una vasta gamma di settori economici e ha ricadute anche molto concrete sulla nostra vita quotidiana. E che, giusto per tornare subito con i piedi per terra, apre interessanti opportunità di investimento.

Stando a una recente ricerca dell’investment bank indipendente Klecha & Co., la Space Economy – definita come l’insieme delle attività pubbliche e private in ambito spaziale – è arrivata a valere 370 miliardi di dollari nel 2021, grazie anche alla ripresa degli investimenti nelle startup dell’economia spaziale, che hanno raggiunto un nuovo record di 15 miliardi di dollari.

E si stima che il settore proseguirà la sua corsa, toccando i 642 miliardi di dollari nel 2031 (+74% dai livelli attuali) e 1 trilione di dollari nel 2040. L’intera filiera connessa all’economia spaziale – si legge ancora nel report – è formata oggi da 130 agenzie governative, 150 centri di ricerca e sviluppo e circa 10.000 aziende.

 

Ambiti di applicazione

I potenziali ambiti di applicazione, destinati a spingere ulteriormente lo sviluppo della Space Economy, sono molto ampi e diversificati.

Nel settore assicurativo, per esempio, la precisione dei dati satellitari è di grande supporto al fine di redigere polizze sempre più personalizzate ed effettuare perizie da remoto attraverso le immagini satellitari, con un potenziale risparmio dei costi sui premi versati dai clienti finali. E nel settore dei trasporti, il monitoraggio costante e puntuale di flussi di merci tra luoghi diversi è sempre più abilitato da tecnologie di localizzazione spaziale.

Non solo. I dati spaziali e satellitari possono essere utilizzati per combattere il cambiamento climatico: con i satelliti meteo è possibile monitorare e prevedere la potenza degli impianti fotovoltaici, ottenendo così informazioni utili per migliorare i sistemi e individuare i guasti che riducono la produzione di energia di oltre il 10% all’anno. Possono inoltre essere impiegati per ottimizzare il riciclo dell’acqua, coltivare piante in un ambiente di micro-gravità o per realizzare robot in grado di raccogliere detriti spaziali.

Senza dimenticare l’Internet of Things, già da tempo fondamentale in diversi settori: le comunicazioni satellitari, in questo caso, possono offrire connettività IoT in luoghi remoti, su navi o durante viaggi a lunga distanza. Il telerilevamento, infine, rappresenta uno strumento prezioso nelle scoperte archeologiche, poiché tutte le immagini prese da piattaforme aeree o spaziali possono essere analizzate e indagate da professionisti in qualsiasi parte del mondo.

 

 

Chi investe nella Space Economy?

Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Space Economy del Politecnico di Milano, gli investimenti in Space Economy sono già significativi in tutto il mondo. Per i programmi spaziali si stima una somma dei budget governativi a livello globale tra gli 86,9 miliardi e i 100,7 miliardi di dollari. Nel solo anno fiscale 2021, gli Stati Uniti hanno investito nel settore circa 43 miliardi di dollari, mentre per l’Europa la spesa è di 11,48 miliardi di dollari, seguita da Cina, Russia, Giappone e India.

Ad oggi, rileva ancora lo studio, sono 88 i Paesi nel mondo che investono in programmi spaziali, 14 dei quali hanno capacità di lancio; l’Italia è tra i nove dotati di un’agenzia spaziale, con un budget di oltre un miliardo di dollari all’anno.

Ma non parliamo solo di investimenti “istituzionali”: ultimamente sono significativi anche gli investimenti privati nelle startup della Space Economy. Nel 2021, rileva l’Osservatorio, si stimano complessivamente 12,3 miliardi di euro di finanziamenti a livello globale, con un sempre maggiore coinvolgimento del mercato azionario: sono 606 le imprese che nel 2021 si sono quotate tramite il meccanismo delle Spac (le Special purpose acquisition company), contro una sola nel 2020.

“La Space Economy rappresenta una grande opportunità per gli investitori a livello globale e i dati confermano come gli investimenti privati sono in crescita”, afferma Stephane Klecha, co-fondatore e managing partner di Klecha & Co. “Alla costante innovazione tecnologica, però, va affiancata una crescente attenzione sul fronte della cybersecurity”.

 

Tra opportunità e sfide

Le sfide, infatti, non mancano e si concentrano soprattutto nell’ambito della sicurezza informatica. “Le tecnologie realizzate nell’ambito della Space Industry trovano applicazione in ambito militare e civile/pubblico, che diventano possibili target di attacchi informatici, soprattutto in occasione di sconvolgimenti geopolitici”, si legge nel report di Klecha.

“Nel febbraio 2022, quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, un numero enorme di modem satellitari in Ucraina e in Europa sono stati disabilitati da un attacco informatico, spingendo l’operatore globale Viasat a eseguire un ‘hard reset’ per continuare a fornire comunicazioni cruciali”.

Oltre a questo esempio, esistono diversi punti di vulnerabilità nei sistemi di terra e nelle apparecchiature di rete che sono necessari per controllare i sistemi spaziali. Ecco perché la proliferazione di questa tecnologia rende ancora più importante la collaborazione internazionale sulla sicurezza informatica.

Ma, come diciamo sempre, in queste sfide si celano anche opportunità di investimento per chiunque voglia inserire in portafoglio il potenziale di un Megatrend come quello della Space Economy e della sicurezza cibernetica. La regola è quella di sempre: parlarne con un bravo consulente di fiducia prima di prendere qualunque decisione.

 


 

Scritto da

La scrittura è sempre stata la sua passione. Laureata in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione all’Università Bocconi di Milano, è entrata nel mondo del giornalismo nel 2008 con uno stage in Reuters Italia e successivamente ha lavorato per l’agenzia di stampa Adnkronos e per il sito di Milano Finanza, dove ha iniziato a conoscere i meccanismi del web. All’inizio del 2011 è entrata in Blue Financial Communication, dove si è occupata dei contenuti del sito web Bluerating.com e ha scritto per il mensile Bluerating.

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