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Grafico della settimana: meme stocks, quando i social contano più dei fondamentali

I mercati finanziari sono cambiati: oggi non sono più solo i fondamentali, le prospettive o i giudizi degli analisti a guidare le decisioni di acquisto o vendita. Sono anche i social network. Lo strapotere di queste piattaforme capaci di amplificare le opinioni di chiunque è arrivato a lambire anche il mondo degli investimenti.

Sembra incredibile, ma oggi Twitter o Reddit sono in grado di decretare uno scossone non indifferente sui mercati, “scatenando” i propri utenti – o meglio, facilitando la diffusione a macchia d’olio di un’opinione – a favore o contro un determinato titolo. Insomma, benvenuti nell’era delle meme stocks.

 

Vi ricordate il caso eclatante di GameStop?

Le azioni di questa società di videogiochi – molto nota, ma in forti difficoltà economiche e con fondamentali ormai tutt’altro che solidi – hanno vissuto un’impennata incredibile all’inizio del 20211. sono schizzate in alto da meno di 20 dollari a 347 dollari tra il 12 e il 27 gennaio (+1.635%), per poi sgonfiarsi di nuovo fino a circa 45 dollari e risalire, con la stessa velocità, oltre i 245 dollari. E tutto grazie a un esercito di investitori retail che si sono “fomentati” a vicenda sui social network – nello specifico su Reddit, canale r/wallstreetbets. Bene, a quanto pare Gamestop è stata solo la prima di una lunga serie di “meme stocks”.

 

Meme what?

Il termine è stato coniato negli anni ’20 del Duemila, quindi non è che ci sia una grandissima letteratura sul tema. Per farla breve, comunque, si tratta di azioni che registrano incrementi di prezzo vertiginosi, solitamente innescati da piccoli investitori che si informano e si organizzano sui social network (soprattutto i già citati Reddit e Twitter, ma anche Tik Tok). Tipicamente queste azioni non hanno dietro di sé aziende solide che possano giustificare in modo più o meno razionale l’aumento dei prezzi, e spesso sono caratterizzate da una forte volatilità.
 

 

Ma allora perché mai le persone se le comprano?

Per paura di perdersi una non meglio precisata “occasione” di guadagno, nella convinzione che “gli altri” ne sappiano sempre di più e che quindi sia meglio aggregarsi, saltando sul carro dei – presunti – vincitori. In finanza comportamentale si parla di “Fomo”, acronimo di fear of missing out, e di effetto gregge. Una combo micidiale.

Come dicevamo comunque, la febbre da meme stock sembra solo agli inizi: titoli come Tesla e Gamestop hanno ancora oggi valutazioni da capogiro. E – ultimo in ordine di tempo – ora ci si è messa pure la catena di cinema Amc, le cui azioni sono salite del 3.000% da gennaio a giugno sempre grazie all’armata degli investitori di Reddit. Qualche grosso investitore però, sta iniziando a monetizzare. Ne ha parlato di recente anche Cormac Mullen, cross-asset reporter e editor per Bloomberg News a Tokyo.

A fine marzo, scrive Mullen, Panasonic ha venduto tutte le sue azioni di Tesla per quasi 9 volte la cifra a cui le aveva comprate. E pochi giorni fa, GameStop ha venduto altri 5 milioni delle proprie azioni, raccogliendo 1,1 miliardi di dollari che vanno a sommarsi ai 551 milioni di dollari già incassati in una mossa simile in aprile. Non è difficile capire il motivo di queste vendite, date le valutazioni da capogiro dei titoli in questione. “GameStop è scambiata a 173 volte gli utili stimati a 24 mesi, mentre Tesla è su 92 volte gli utili a due anni”, regiona Mullen. Così, Panasonic monetizza un bel profitto e GameStop approfitta della frenesia dei meme che ha spinto in alto le sue azioni per rafforzare il proprio bilancio.
 

 

Comprare o non comprare?

Ma veniamo a noi. Per un investitore retail ha senso comprare delle meme stocks? La risposta breve è “no”. Meglio lasciare la meme mania ai trader esperti. Anche se in questo caso non c’è alcun intento doloso, infatti, tutta questa storia ricorda vagamente lo schema Ponzi – tradotto: meglio stare alla larga.

“È vero che uno schema Ponzi è creato appositamente per ingannare gli investitori, mentre le meme stocks non hanno un intento criminale”, dice David Sekera, chief Us market strategy di Morningstar. “Queste ultime però finiscono per attirare investitori inesperti che spesso non sono attrezzati per comprendere a fondo le dinamiche di mercato e il meccanismo delle valutazioni”.

La principale similitudine tra le due situazioni citate – schema Ponzi e meme stocks – sta poi nel fatto che, per funzionare, entrambe necessitano di acquisti continui da parte di nuovi investitori (o investitori esistenti) a prezzi sempre più alti. Questo significa che, se da un lato ci sono investitori che possono davvero ottenere guadagni interessanti, dall’altro lato è molto facile farsi male”.

Sì, perché una volta esaurita la benzina che spinge in alto questi titoli, le quotazioni tendono a sgonfiarsi con la stessa rapidità con cui sono salite – e lì sono dolori.

 



1. Il caso Gamestop

 

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