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Le cinque sfumature di crisi che hanno colpito gli italiani (te compreso!)

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L’Italia è tecnicamente uscita dalla recessione.

Questo vuol dire che, finalmente, abbiamo abbandonato il segno meno nel bollettino (di guerra) che continuava a ripetere l’Istat da un po’ di anni a questa parte.

La “crescita” del Pil nel quarto trimestre del 2013 è stata dello 0,1% dopo nove trimestri in rosso (vedi il grafico sotto).

andamento-pil-italia-dal-2007-al-2014Non bisogna mai dimenticare, però, che dietro i freddi numeri negativi, gli indici rossi e lo spread ci sono persone, famiglie, posti di lavoro, conti correnti a secco e frigoriferi vuoti.

L’impatto sociale della crisi in Italia è stato enorme. L’ha indagato dall’Ocse nel suo rapporto “Society at a Glance 2014”, prendendo in considerazione il quinquennio 2007-2012.

1. Famiglie

Le famiglie italiane hanno perso 2.400 euro di reddito in cinque anni: quasi il doppio della media europea. L’Italia, insieme agli altri Paesi Ocse più colpiti dalla crisi (Estonia, Grecia, Spagna, Irlanda, Islanda e Portogallo), ha visto aumentare il numero di emigranti (+50% dall’inizio della crisi). Purtroppo queste persone che hanno deciso di abbandonare il Belpaese sono soprattutto giovani e competenti.

Il tasso di fertilità della popolazione italiana è di 1,5 figli per donna: ben al di sotto del tasso di rimpiazzo di 2,1 (quel tasso di nati che basterebbe a rendere costante il livello della popolazione). Complice del risultato è il ritardo dei giovani nel costruirsi una famiglia, anche a causa dei loro problemi sul mercato del lavoro.

2. Lavoro

Con  la crisi ovviamente è salita la disoccupazione (+6,3%, contro una media Ocse del 3,2%), con i giovani che se la passano peggio degli adulti. A questo proposito, ricordiamo che sono aumentati anche i NEET (+5,1% tra il 2007 e il 2012, portando l’Italia al terzo posto dopo Turchia e Grecia).

I problemi occupazionali tra l’altro non si ripercuotono solo sui singoli, ma anche sul resto della famiglia: la percentuale di persone che vivono in famiglie senza lavoro (quelle in  cui membri sono tutti disoccupati/inattivi) è cresciuta nel 2007-2012 del 2,5%.

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3. Povertà

La percentuale di persone che non può permettersi di comprare cibo a sufficienza è salita del 2,8%, contro una media Ocse del 2,3%. I giovani fra i 18 e i 25 anni e gli under 18 sono diventate le fasce di età più a rischio povertà (rispettivamente 15,4% e 17,8%), davanti sia ai quarantenni, sia agli over 75.

4. Diseguaglianze

Tra il 2007 e il 2010, il 10% più povero ha perso in media il 6% all’anno del proprio reddito disponibile, mentre il 10% più ricco ha perso solo l’1%. Il divario tra ricchi e poveri è salito di 1,3 punti (contro una media Ocse di 0,3).

5. Scuola

L’Italia, insieme a Ungheria, Islanda, Svezia, Svizzera e Usa, è uno dei Paesi Ocse che nel biennio 2009-2010 ha tagliato di più le spese per la scuola in percentuale del Pil: quasi il 5%. Tagli che rendono l’istruzione ancora più costosa per le famiglie a basso reddito, già provate dalla crisi.

Le conseguenze, lo si può facilmente immaginare, sono molto gravi nel lungo periodo secondo l’Ocse: non solo in termini di bassa partecipazione ai percorsi scolastici, ma anche di pessimi risultati degli studenti e minore mobilità sociale dei giovani nati in famiglie a basso reddito.

A colpo d’occhio

Ecco un’infografica che riassume l’impatto della crisi sulla società italiana.

Cinque sfumature di crisi in Italia (2007-2012)

infografica-crisi-italia

L’Italia bocciata alla prova della crisi

L’Ocse interpreta la crisi come uno stress test – un banco di prova – per le politiche sociali dei diversi Paesi.

Come è facile immaginare, l’indagine bacchetta l’Italia, entrata nella Grande Recessione “con un sistema di previdenza sociale scarsamente preparato ad affrontare un forte aumento della disoccupazione, soprattutto di lungo periodo e della povertà”. Come l’Ue nel gennaio scorso, anche l’Ocse ha rimproverato all’Italia la bassa diffusione dei sussidi di disoccupazione e la mancanza di un reddito minimo garantito.

Non solo: l’Italia in questo periodo ha tagliato la spesa sociale. A fronte di un calo del Pil del 7,2% tra il 2007 e il 2013, la spesa sociale è scesa del 3,7%. Infine, i trasferimenti sociali sono stati paradossalmente più ingenti per il 30% delle famiglie più ricche (+161% rispetto ai trasferimenti medi del 2010) che per quelle più povere (+51% rispetto ai trasferimenti medi del 2010).

Questa è una tendenza tipica dei Paesi con alta pressione fiscale, nota l’Ocse. Alla faccia del nostro sistema tributario improntato a “criteri di progressività” (o almeno, così recita il secondo comma dell’art. 53 della Costituzione italiana).

Cosa possono fare i piccoli risparmiatori?

Noi di Advise Only non possiamo risolvere i problemi dell’Italia e nemmeno alleviare i guasti della crisi sulla società italiana.

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