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Bollettino AO | Gas e petrolio incandescenti, Fed pronta a fare di più

I fatti salienti della settimana

Ragazzi, che settimana. La guerra russa in Ucraina prosegue. Il presidente russo Wladimir Putin ha parlato alla festa nazionale del 9 maggio ribadendo le sue argomentazioni ma senza fare annunci. Finlandia e Svezia vogliono entrare nella Nato. Sta prendendo forma il maxipiano europeo per dare vita a un’unica centrale di acquisti di armi, sul modello di quanto fatto per i vaccini.

Ma l’Ungheria dice no. E ancora: i leader europei stanno sudando le sette camicie per convincere – finora senza alcun successo – l’Ungheria ad aderire allo stop al petrolio russo; sempre più insistentemente si parla di modifica dei Trattati, per superare in particolare il principio di voto all’unanimità in merito a temi chiave come politica estera, difesa e sanzioni.

Secondo i dati dell’Agenzia internazionale dell’energia, citati da Bloomberg, quest’anno i ricavi petroliferi della Russia sono aumentati del 50%, nonostante le varie restrizioni commerciali in vigore dopo l’invasione dell’Ucraina.

Ma anche dal fronte del gas se ne son viste delle belle.

Alla canna del gas? Ucraina e Russia si sono scontrate sul gas naturale inviato via gasdotto verso l’Europa. L’operatore di rete ucraino ha dichiarato che il gas russo che passa attraverso uno dei due punti di ingresso chiave è costretto a fermarsi a causa delle forze di occupazione. Secondo la russa Gazprom, la causa sta nel funzionamento del sistema.

 

 

Paghiamo in rubli? Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha dichiarato che le aziende europee saranno in grado di pagare il gas in rubli senza violare le sanzioni. Da settimane le società del Vecchio Continente si stanno affannando per capire come soddisfare la richiesta russa di pagamenti in rubli, e mantenere così il cruciale flusso di gas, senza però infrangere le sanzioni.

Secondo i funzionari Ue, le aziende dovrebbero continuare a pagare in euro e l’apertura di un conto bancario in rubli andrebbe contro le regole. Tuttavia, l’Ue non ha ancora emanato linee di condotta inequivocabili sul punto.

E noi che si fa? Intanto si avvicina la scadenza della seconda metà di maggio per il pagamento delle forniture di gas da parte di Eni a Gazprom. Al momento non risulta che il gruppo italiano abbia avviato l’iter per l’apertura dei conti correnti che permetterebbero la conversione in rubli, come richiesto da Mosca.

Prezzi alle stelle. Lo abbiamo detto e ripetuto: questa situazione, insieme ai lockdown in Cina, con le variegate ripercussioni sulle catene degli approvvigionamenti, tiene accesa la fiammata inflazionistica.

Negli Usa l’inflazione si mantiene sui massimi degli ultimi 40 anni: i prezzi al consumo in aprile sono saliti dell’8,3% su base annua, in leggero calo rispetto al +8,5% di marzo (i prezzi alla produzione ad aprile sono saliti dell’11%). Inflazione in aumento anche in Germania: +7,4% su base annua (ma indice Zew sulla fiducia degli investitori in Germania di maggio sopra le attese, a -34,3 punti, in aumento rispetto al precedente mese di aprile).

In Cina ad aprile l’indice dei prezzi al consumo è salito del 2,1% rispetto a un anno prima, mentre i prezzi alla produzione registrano un incremento tendenziale dell’8%.

Chi chiami quando i prezzi salgono? Non i Ghostbusters ma loro, le banche centrali. Il presidente della Fed Jerome Powell ha ribadito che la banca centrale probabilmente aumenterà i tassi di mezzo punto percentuale in ciascuna delle prossime due riunioni, a giugno e luglio.

La Fed è determinata a riportare l’inflazione sotto controllo, ma la sua capacità di farlo senza innescare una recessione potrebbe dipendere da fattori al di fuori del suo controllo, ha dichiarato Powell in un’intervista al programma radiofonico pubblico Marketplace, citata da Bloomberg. Sebbene non stia “considerando attivamente” un aumento di 75 punti base, la Fed è pronta a fare di più, se necessario.

Occhi puntati anche sulla Bce: da Lubiana, la presidente Christine Lagarde ha detto che le stime di inflazione dell’istituto stanno andando sempre più nella direzione di un’inflazione ancorata all’obiettivo del 2% nel medio termine. E il rialzo dei tassi si avvicina.

 

Come si sono mossi i mercati

Tentativo di recupero finale. Come detto, il Consumer Price Index degli Stati Uniti è sceso, ma i mercati sembrano essere rimasti delusi dal +0,6% mensile dei prezzi “core”, spia di alte pressioni inflazionistiche sottostanti. La settimana, abbastanza complicata, si è avviata verso la sua conclusione venerdì con qualche tentativo di recupero, giustificato forse dal prospettato allentamento delle restrizioni anti-Covid in Cina.

Atterraggio poco morbido. Protagonisti della settimana gli asset virtuali – se così possiamo chiamarli – con il calo pesante della stablecoin UST e di Luna, l’altcoin collegata.

Il costo dei fossili. Ancora in rialzo il petrolio: Wti giugno sui 108 dollari al barile e Brent luglio sui 109 dollari. Dopo i rialzi, in calo venerdì mattina il gas naturale scambiato ad Amsterdam, con i contratti a giugno sui 102 euro al megawattora.

Valute e spread. E mentre il cambio euro/dollaro mostrava ulteriori segni di indebolimento, lo spread risaliva verso i 190 punti base, in linea con il rendimento decennale.

 

Indici azionari Performance settimanale Performance da inizio mese
Azioni Italia 0.13% -4.57%
Azioni Europa -1.16% -6.27%
Azioni Usa -4.83% -12.22%
Azioni Cina -3.35% -11.43%
Indici obbligazionari Performance settimanale Performance da inizio mese
Bond governativi eurozona 2.64% -0.68%
Bond governativi usa 2.66% -2.08%
Bond corporate usa 0.45% -2.84%
Spread Btp-Bund 189.6 punti 13.72%
Materie prime Performance settimanale Performance da inizio mese
Oro 56.25 eur/gr (-2.42%) -3.35%
Petrolio Wti 109.65 usd/barile (6.17%) -1.77%
Valute Performance settimanale Performance da inizio mese
Cambio Eur/Usd 1.0393 (-1.53%) -4.51%
Cambio Eur/Gbp 0.8506 (-0.56%) 2.55%

Indici di mercato. Dati aggiornati ore 17.00 del 13/05/22.

 

I market movers della prossima settimana

Attenzione a una tutta una serie di dati dalla Cina, tra cui produzione industriale e vendite al dettaglio: ci diranno quali sono state le ripercussioni dei durissimi lockdown.

Eurostat diffonderà la bilancia commerciale dell’unione monetaria: si conosceranno allora gli effetti dell’impennata dei prezzi dell’energia.

Negli Stati Uniti vendite al dettaglio core, produzione industriale e vendite di abitazioni esistenti; da Londra arriveranno gli aggiornamenti sull’inflazione dei prezzi di produzione e sulle vendite al dettaglio.

 


 

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