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Bollettino AO | Italia verso un nuovo governo, sterlina in tilt e sabotaggi misteriosi

I fatti salienti della settimana

L’alba di un nuovo governo. Il voto del 25 settembre ha consegnato una vittoria molto chiara ed evidente al centrodestra, stavolta a trazione Fratelli d’Italia. E infatti la leader del partito Giorgia Meloni è l’attuale presidente del Consiglio in pectore.

Il 13 ottobre si riuniranno per la prima volta le nuove Camere, che eleggeranno i rispettivi presidenti. A seguire, il capo dello Stato Sergio Mattarella avvierà le consultazioni. A valle delle quali, affiderà l’incarico per la formazione del nuovo governo.

I tempi sono strettissimi, considerato che c’è da far partire tutto l’iter per la stesura della Legge di Bilancio 2023. Peraltro, ai nostri piani di spesa e riforme è vincolata l’erogazione delle prossime tranche per l’attuazione del Pnrr: in settimana la Commissione Ue ha approvato preliminarmente la seconda rata da 21 miliardi di euro, certificando il raggiungimento degli obiettivi previsti per fine giugno.

Ma gli esami per l’Italia proseguono. Vedremo come andranno e quanto teso o disteso sarà il confronto tra il nuovo esecutivo e l’Europa.

L’azzardo inglese. Chi credeva che il risultato del voto italiano – con l’affermazione vittoriosa di un partito tradizionalmente euroscettico – avrebbe scombussolato i mercati ha dovuto (per ora) ricredersi: l’esito era già stato prezzato. Quanto al futuro, gli investitori aspettano di vedere come sarà composta la squadra di governo di Giorgia Meloni.

In compenso, ad agitarli è stata un’altra donna al potere: il primo ministro inglese Liz Truss. Il suo governo ha presentato un piano che prevede i maggiori tagli alle tasse dal 1972, ma con scarsi dettagli su come questi tagli verranno finanziati. Per tutta risposta, la sterlina è crollata ai minimi storici rispetto al dollaro. E i rendimenti dei titoli britannici sono volati.

Fino a pochi giorni fa convintamente nel club delle banche centrali che alzano i tassi e tagliano il bilancio, la Banca d’Inghilterra ha dovuto varare un drammatico intervento di salvataggio da 65 miliardi di sterline. E in un tentativo di rasserenare gli investitori, ha anche fatto sapere che non esiterà ad alzare i tassi, ma non prima di novembre. L’annuncio ha deluso gli investitori, che speravano in un rialzo d’emergenza.

L’inflazione Usa s’infiamma. L’inflazione negli Stati Uniti resta a livelli alti. Il PCE price index core è salito ad agosto dello 0,6%, più del +0,5% atteso, accelerando decisamente il passo rispetto al +0,1% di luglio. Su base annua, il PCE core è balzato del 4,9%, oltre il +4,7% stimato, rispetto al rialzo del 4,6% del mese precedente. I funzionari della Fed hanno ribadito che continueranno ad alzare i tassi d’interesse per contenere l’elevata inflazione e che i mercati stanno comprendendo il messaggio.

Il presidente della Fed di St. Louis, James Bullard, ha dichiarato a un forum virtuale sui mercati emergenti che la volatilità dei mercati finanziari riflette le ripercussioni dei recenti avvenimenti nel Regno Unito, ma ha chiarito che ciò non indurrà la Fed a sospendere la sua campagna di inasprimento.

Una posizione da falco confermata dalla numero uno della Fed di Cleveland, Loretta Mester. E che evidentemente guarda oltre la contrazione del Pil statunitense dello 0,6% nel secondo trimestre dell’anno. Insomma, negli States si continua a battere sullo stesso punto. Come del resto anche in Europa.

Inflazione, inflazione, inflazione. Per la prima volta dall’introduzione dell’euro, a settembre la Germania ha superato la doppia cifra, al 10%. Per il 2023 si prevede invece un calo del Pil dello 0,4%.

Ad agosto in Italia i prezzi alla produzione dell’industria sono aumentati del 2,8% su base mensile e del 40,1% su base annua: ovviamente, pesa soprattutto l’incremento del costo dell’energia.

 

 

Una notizia buona e una pessima. Se da una parte è stata inaugurata la Baltic Pipe, arteria che trasporterà il gas dalla Norvegia attraverso la Danimarca fino alla Polonia e ai Paesi limitrofi, dall’altra ingenti perdite di gas hanno colpito – per cause ancora tutte da chiarire – i gasdotti Nord Stream 1 e 2, che collegano la Russia all’Europa (il primo fermo da un mese dopo aver funzionato a capacità ridotta per diverso tempo, il secondo mai entrato in funzione). E la Russia ha minacciato di tagliare l’ultimo gasdotto.

Tetto sì, tetto no, tetto boh. Da una quindicina di Paesi Ue, tra i quali l’Italia, è partita una missiva destinata Commissione Ue per chiedere l’introduzione di un tetto al prezzo di tutte le importazioni di gas nel continente.

Dalla riduzione dei consumi alle nuove sanzioni a carico della Russia, in Europa si lavora – non senza difficoltà – per cercare di creare un fronte unito e compatto in una fase storica densa di sfide.

Ma la Germania fa di testa sua. Impresa non semplicissima, come ha indirettamente dimostrato il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha presentato una misura da 200 miliardi di euro per limitare il caro energia, con un tetto massimo al prezzo del gas tutto tedesco.

La mossa ha contrariato gli alleati europei. “Non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali, serve solidarietà”, ha commentato il presidente del Consiglio uscente Mario Draghi.

Il serbatoio dell’Italia. Il ministero della Transizione ecologica ha fatto sapere che l’Italia ha raggiunto l’obiettivo del 90% di stoccaggio di gas, in anticipo rispetto alla scadenza di fine autunno. Prossimo obiettivo, il 92-93% di riempimento.

Referendum di guerra. Mentre scriviamo, il presidente russo Wladimir Putin si appresta a dare luogo all’annessione alla Russia delle quattro province dell’Ucraina orientale occupate (Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia) nei quali si è svolta una consultazione referendaria bollata dall’Occidente come “farsa”.

 

Come si sono mossi i mercati

Azionario ancora giù. Il sentimento ribassista è ben lungi dall’esaurirsi, soprattutto con i banchieri centrali falchi che fanno tremare i mercati, ossessionati dalla recessione. Ma pesa anche l’accumularsi di cattive notizie in tutto il mondo.

Rendimenti in salita. I rendimenti del Tesoro USA hanno continuato a salire, con il tasso a 10 anni che ha raggiunto il livello più alto dall’aprile del 2010. Ma hanno fatto notizia anche i costi del debito a lungo termine del governo britannico, saliti sopra il 5% per la prima volta in due decenni.

Conti pubblici e spread. Nella settimana in cui il Consiglio dei ministri uscente ha varato la Nota di aggiornamento al Def – la crescita stimata per il 2022 è stata rivista al rialzo al +3,3%, quella per il 2023 al ribasso allo 0,6%; il deficit 2022 è atteso al 5,1% e dovrebbe attestarsi al 3,4% il prossimo anno – lo spread ha raggiunto un livello che non si vedeva dal 2013. Ma mentre scriviamo, si avvia a chiudere la settimana sui 240 punti.

Valutario e materie prime. In chiusura di settimana apparivano in recupero tanto la sterlina quanto il petrolio: il Wti, contratto di novembre, era sugli 81 dollari al barile. Stabile il prezzo del gas, sui 204 euro al megawattora.

 

Indici azionari Performance settimanale Performance da inizio mese
FTSE MIB -6.63% -6.67%
MSCI Europe -3.99% -9.05%
S&P 500 -2.61% -7.52%
Nikkei -3.25% -6.38%
Shangai Composite CSI 300 -2.21% -7.99%
Indici obbligazionari Performance settimanale Performance da inizio anno
10-yr yield on Italian Bond (BTP) 4.68% 1.17%
10-yr yield on US Treasuries 3.75% 1.51%
10-yr yield on German Bund 2.23% -0.18%
10-yr yield on Eurozone bonds 2.23% -0.18%
Spread Btp-Bund 241.84 punti 7.12%
Materie prime Performance settimanale Performance da inizio mese
Oro 54.93 eur/gr (-0.44%) -2.68%
Petrolio Wti 80.62 usd/barile (-1.41%) -1.77%
Valute Performance settimanale Performance da inizio mese
Cambio Eur/Usd 0,9767 (-0.50%) -2.17%
Cambio Eur/Gbp 0,8804 (1.55%) 3.66%

Indici di mercato. Dati aggiornati ore 17.00 del 30/09/22.

 

I market movers della prossima settimana

Atteso il Pmi manifatturiero della Germania, ma anche i dati sull’inflazione dei prezzi alla produzione e le vendite al dettaglio nell’Eurozona.

In calendario anche i Pmi dei servizi in Cina, l’inflazione di Tokyo, il Pmi dei servizi in Giappone e la spesa reale delle famiglie giapponesi. Occhi puntanti sul rapporto sull’occupazione negli States, atteso venerdì.

 

 


 

 

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