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Caso SVB: banche statunitensi nella tempesta. Quanto dobbiamo aver paura?

A fare da detonatore è stato il rialzo dei tassi operato dalla banca centrale. Ma a fornire la carica ci ha pensato il rapporto tra passività (depositi dei clienti, molti dei quali aziende del settore tecnologico) e attività (titoli di Stato a lunga scadenza).

In estrema sintesi e semplificando molto, questo è ciò che è accaduto alla Silicon Valley Bank (SVB), banca (per fortuna) di medie dimensioni e non sistemica con una forte presenza nella Silicon Valley, che nei giorni scorsi ha annunciato di dover vendere un consistente portafoglio di Treasuries Usa per fronteggiare i deflussi di depositi.

Insomma, a fronte di passività a breve – i depositi dei clienti, richiedibili e liquidabili in qualunque momento – il management ha fatto shopping di attività a lungo termine. E quando è iniziato il famigerato “bank run”, la corsa allo sportello dei clienti per ritirare i soldini, la banca si è trovata nella necessità di liquidare in fretta e furia – e quindi perdendoci – gli asset a lungo termine.

In breve, si è attivato il seguente loop, come riassume bene il nostro Raffaele Zenti su LinkedIn:

 

più prelievi ➜ più titoli venduti in perdita ➜ più prelievi ➜ più titoli venduti in perdita

 

E così via lungo il bordo vischiosissimo di questo circolo vizioso.

 

Caso SVB: cosa sta facendo e cosa farà la Fed?

Nel fine settimana gli sforzi per trovare un acquirente per SVB non sono andati a buon fine e nella tarda serata di domenica il Tesoro degli Stati Uniti, la Federal Deposit Insurance Corporation e la Federal Reserve hanno annunciato che avrebbero garantito tutti i depositi della banca, assicurando a tutti l’accesso ai fondi questa settimana. Stessa cosa con un’altra banca, la Signature Bank, con sede a New York.

Nel tentativo di prevenire un contagio più ampio, la Fed ha annunciato un nuovo Programma di Finanziamento a Termine delle Banche, che offre alle banche la possibilità di prendere prestiti fino a un anno a fronte di titoli del Tesoro e altre garanzie. I collaterali saranno accettati al valore nominale (anziché ai prezzi di mercato), consentendo così alle banche di far fronte ai ritiri dei depositi senza essere costrette a scapicollarsi a (s)vendere i titoli.

Ed è possibile che lo strumento venga esteso, se necessario, per garantire liquidità alle banche.

 

Caso SVB: quali sono le implicazioni economiche?

Le banche costituiscono un canale fondamentale per la trasmissione della politica dei tassi d’interesse della banca centrale all’economia in generale. Negli ultimi mesi, malgrado il significativo inasprimento del tasso sui Federal Funds negli Stati Uniti, le condizioni finanziarie si sono allentate perché i prezzi degli asset di rischio si sono impennati, mentre i rendimenti dei Treasury si sono allontanati dai massimi dell’autunno scorso.

Ciò – come spiega Mark Haefele, Global Wealth Management Chief Investment Officer presso UBS AG, in una nota diffusa il 14 marzo – chiarisce in parte come mai l’economia statunitense è stata in grado di registrare una buona performance malgrado l’aumento dei tassi di interesse operato dalla Fed.

Quanto accaduto potrebbe ora comportare un inasprimento delle condizioni finanziarie, il che avrebbe come conseguenza una riduzione della crescita economica nei prossimi trimestri, con i consumatori che preferiscono risparmiare piuttosto che spendere e le imprese che scelgono di rinunciare alle opportunità di investimento a causa dell’incremento del costo dei finanziamenti.

 

 

E se la Fed ritorna colomba, cosa significherà per l’inflazione?

“Sarà difficile che la Fed rialzi i tassi poco dopo aver adottato misure straordinarie per sostenere il sistema finanziario, soprattutto se si considera che i problemi sono stati innescati in gran parte proprio dall’aumento dei tassi”, si legge nella nota dell’esperto di UBS AG. “E ritardare il rialzo dei tassi per qualche settimana non avrebbe un impatto significativo sulle prospettive dell’inflazione”.

Quindi, nell’attesissima riunione della prossima settimana, la Fed potrebbe decidere di fare una pausa.

 

Caso SVB: esiste davvero un rischio contagio?

Cominciamo col dire che – come fa notare Haefele – le sei maggiori banche statunitensi, considerate di importanza sistemica globale (Gsib), mantengono solidi profili di credito anche in questa crisi di fiducia che ha colpito alcuni istituti regionali Usa, e questa è una cosa molto importante.

Le banche europee, dal canto loro, hanno un ventaglio di depositanti più diversificato rispetto ad alcune delle banche statunitensi, più concentrate invece sulla tecnologia. Quelle di rilevanza sistemica, poi, hanno mostrato fondamentali di ferro per tutto lo scorso anno: hanno livelli patrimoniali solidi, una buona qualità degli attivi, un’abbondante liquidità e una miglior redditività, favorita dall’aumento del margine d’interesse, grazie proprio all’incremento dei tassi d’interesse.

Tuttavia, il potenziale impatto negativo della politica monetaria restrittiva delle banche centrali potrebbe mettere anche i loro fondamentali sotto pressione: una situazione con tutta probabilità gestibile nella maggior parte dei casi, in scia a standard creditizi più severi.

 

Caso SVB: come investire nella turbolenza?

E veniamo alla domanda regina: come investire nella turbolenza? Diversificando al di fuori degli States in ambito azionario e cercando opportunità di reddito di alta qualità, sono i suggerimenti contenuti nella nota di Haefele.

Gli investitori preoccupati per il rischio di una crisi finanziaria possono prendere in considerazione la possibilità di diversificare in tradizionali beni rifugio come il franco svizzero e l’oro. I più propensi al rischio tengano conto del fatto che la prospettiva che la Fed inasprisca la politica in modo meno aggressivo rispetto alla Banca centrale europea dovrebbe favorire l’euro.

Ma attenzione: come anche UBS sottolinea, la strategia d’investimento, qualunque essa sia, deve sempre rispondere alle finalità, agli obiettivi e al profilo del singolo investitore. Ecco perché – come diciamo ogni volta – il confronto con un consulente finanziario professionale resta l’unica risposta davvero valida per tutti.

 


 

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Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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