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I ghiacciai si sciolgono e l’Artico si apre al business

Lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe aprire le porte a un nuovo business

Non tutto lo scioglimento dei ghiacciai artici viene per nuocere: questo è quanto ci siamo detti dopo aver letto, alcuni giorni or sono, un’altra delle strepitose newsletter Quartz Obsession, di cui vi abbiamo già parlato qualche post fa1.

Intendiamoci, in sé non è che lo scioglimento dei poli glaciali sia una notizia fantastica: le nostre calotte si stanno squagliando perché noialtri esseri umani, con le nostre attività, stiamo dando un rimarchevole contributo al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici che ne conseguono. Ma, come pare abbia detto Albert Einstein, nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità. Quali, in tutto questo pasticcio antropogenico?

 

Alternativa a Suez e Panama? Si può

Quelle che fino a non molti anni fa erano rotte riservate alle navi militari e ai mezzi della ricerca scientifica – che per percorrerle dovevano avvalersi di robuste e costose attrezzature rompighiaccio – si stanno aprendo sempre di più alla navigazione commerciale. Man mano che le masse glaciali si liquefanno, infatti, emergono canali alternativi a quelli ormai storici e collaudati di Suez (Nord Africa) e Panama (Centro America).

Ora, passare per i canali di Suez (aperto nel 1869) e Panama (inaugurazione nell’anno 1920) comporta un costo per le navi e un introito per chi li gestisce. Come si può quindi intuire, con lo scioglimento artico a Nord stanno emergendo non solo nuove rotte ma anche inedite opportunità economiche, in primis per quei Paesi che sull’Artico si affacciano: gli Stati Uniti (con l’Alaska), il Canada, la Groenlandia (che politicamente fa parte del Regno di Danimarca) e la Russia.

 

 

Fari puntati sulle nuove vie del Nord

Se sul cosiddetto “passaggio a Nord Ovest” (dall’Atlantico al Pacifico lungo le coste che si immergono nell’oceano Artico) si profila un confronto tra Stati Uniti e Canada, la “governance” del passaggio a Nord Est appare più chiara, essendo praticamente tutta presidiata dalla Russia. Eppure, anche la Russia ha una spina nel fianco. Che non si chiama Europa, ma Cina.

Proprio la Cina, pur non essendo una nazione artica, sta investendo in una serie di piani, infrastrutturali e non solo, per dare vita a quella che Quartz chiama la “Via Polare della Seta”. L’aspetto infrastrutturale, in effetti, attualmente appare alquanto primitivo: gli investimenti russi nel passaggio a Nord Est fino al 2024 potrebbero potenzialmente ammontare a un trilione di rubli (14 miliardi di euro). Il gioco varrà la candela? Sembra proprio di sì.

 

I numeri in pillole delle nuove rotte
12,8% Declino per decennio del punto minimo di ghiaccio marino artico ogni settembre dal 1979
4.000 km Di tanto è più corto il passaggio a Nord Ovest Europa-Asia rispetto al percorso attraverso il canale di Panama (con un risparmio potenziale di 200.000 dollari)
5.500 km Minor distanza della rotta, con il passaggio a Nord Est, da Busan, Corea del Sud, a Rotterdam, Paesi Bassi, rispetto a quella che attraversa il canale di Suez
$ 5,6 miliardi Entrate del canale di Suez nel biennio 2017-2018
$ 3,2 miliardi Entrate previste dal canale di Panama per il 2019 (+2% rispetto al 2018)

 

Breve storia dei passaggi a Nord

Quella che segue è una sintesi degli interessanti dati e fatti riportati dalla newsletter di Quartz. Come abbiamo accennato poco sopra, la chiave del successo dei passaggi a Nord Ovest e a Nord Est fino a poco tempo fa si chiamava “rompighiaccio”: ovvero, robuste navi con scafi rinforzati per spaccare gli altrettanto robusti ghiacci del difficilmente accessibile Nord. Il che, ovviamente, aveva un costo.

Solo negli ultimi anni la navigazione artica è diventata un’alternativa pratica alle rotte meridionali di Suez e Panama: i permessi per la rotta del Mare del Nord, che erano zero nel 2010, sono saliti a poche centinaia già entro la fine del 2013 e da allora sono rapidamente aumentati. Nel 2017, la petroliera Christophe de Margerie della Sovcomflot, azienda di proprietà del governo russo, è stata la prima ad attraversare il passaggio a Nord Est senza l’uso di rompighiaccio.

Nell’agosto del 2018, poi, il colosso del trasporto marittimo danese Maersk ha effettuato quello che Quartz Obsession considera un test inviando una nave mercantile con un carico di pesce dalla Russia e poi di elettronica dalla Corea del Sud attraverso la rotta del Mare del Nord.

Ma attenzione: il ritiro del ghiaccio artico, per quanto promettente volano di nuove rotte e opportunità commerciali (peraltro, via più breve significa anche meno emissioni, il che per certi versi è buono), non è privo di insidie per i natanti. Più oceano allo stato liquido significa onde più grandi – e infatti si è registrato un incremento delle navi perse e danneggiate nell’Artico – e più iceberg (avete presente il Titanic?).

 

Non ci dimentichiamo l’estrazione…

Non solo trasporto marittimo: l’Artico diventerà zona di conquista anche per l’estrazione di idrocarburi (e par che la Russia si sia già portata avanti con l’esplorazione). Punto di destinazione, quindi, e non solo di transito. Secondo il Wall Street Journal, un terzo dei depositi di gas non ancora scoperti in tutto il mondo e il 13% dei depositi di petrolio non ancora disvelati potrebbe trovarsi proprio attorno al circolo polare artico.

Della serie: le rinnovabili possono attendere.

 

… né il turismo

Quartz Obsession ci ricorda infine che una compagnia di navigazione norvegese, la Hurtigruten, ha esaurito i biglietti (prezzo base: 7.000 dollari) per una crociera nel passaggio a Nord-Ovest dalla Groenlandia all’Alaska su una nave a propulsione ibrida.

All’inizio del Novecento, la nave dell’esploratore norvegese Amundsen impiegò tre anni (dal 1903 al 1906) a compiere quel percorso: adesso basteranno tre settimane.

 



1 – Bad banks, chi sono e a cosa servono le banche “cattive”

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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