Il 2016 è stato l’anno più caldo sulla Terra da quando se ne tiene traccia (dal 1880) e il 2017 è stato il 41esimo anno consecutivo in cui la temperatura globale si è attestata al di sopra della media del 20esimo secolo.
Il riscaldamento globale – causato integralmente dall’attività umana – è un problema reale e sta accelerando il passo: escludendo il 2017, tutti i 16 anni del 21esimo secolo sono stati tra i 17 più caldi della storia e i cinque anni più caldi in assoluto si sono registrati tutti dopo il 2010.
Conseguenze già visibili
Le conseguenze sono già visibili: uragani, inondazioni, ondate di calore e siccità stanno diventando molto più frequenti in diverse zone del pianeta. Basti pensare che nel 2016 si sono verificati stati 93 cicloni tropicali a livello globale contro una media annua di 82.
Il 2016 è stato il 37esimo anno di seguito in cui i ghiacciai si sono ritirati (di 832 millimetri per la precisione), mentre il livello del mare è salito in media di 82 millimetri dal 1993 a oggi (fonte: National Oceanic and Atmospheric Administration 2017) e potrebbe aumentare molto di più in futuro, si stima tra 30 e 122 centimetri entro il 2100 (fonte: US Global Change Research Program 2017).
Parallelamente, l’inquinamento sta diventando una delle principali minacce alla salute umana, con circa 18mila morti al giorno causate dalla cattiva qualità dell’aria che respiriamo, concentrate soprattutto nelle grandi metropoli dei Paesi emergenti.
Una panoramica dei rischi globali nel 2017
Queste poche, preoccupanti cifre, fornite da un ampio report elaborato da BofA Merrill Lynch, sono sufficienti per rendersi conto che il cambiamento climatico è un tema da affrontare con urgenza: per limitare i danni ed evitare le conseguenze più catastrofiche per il mondo in cui viviamo dovremmo riuscire a mantenere l’aumento della temperatura globale tra +1,9°C e +2,3°C rispetto ai livelli pre-industriali. Per poter raggiungere questo obiettivo, le emissioni di carbonio dovrebbero toccare il picco nel 2020 per poi ridursi drasticamente del 50% entro il 2050 (fonte: Global Carbon Project 2017).
Insomma, non c’è tempo da perdere. Senza un’azione immediata e coordinata, il costo del riscaldamento globale potrebbe arrivare al 5% del Prodotto Interno Lordo globale ogni anno (fonte: Stern Review), e la quota sale al 20% se consideriamo lo scenario peggiore.
Global warming e nuove tecnologie
Al di là delle preoccupazioni – più che legittime – per l’impatto che il cambiamento climatico potrebbe avere (e già ha) sulla nostra vita e su quella delle generazioni che ci succederanno, come ogni grande trasformazione anche questa apre enormi opportunità di investimento.
Come cavalcare queste opportunità? Il tema è molto ampio e offre diversi spunti di riflessione, ma sicuramente una delle principali leve individuate dai governi (e di riflesso dalle case di investimento) per fronteggiare il riscaldamento globale è rappresentata dalle nuove tecnologie.
La rivoluzione tecnologica in atto che sta già trasformando tutti i settori – sanità, trasporti, finanza, solo per citarne alcuni – offre infatti nuove soluzioni utili anche a contrastare l’aumento delle temperature in tempi rapidi.
Un esempio? La cosiddetta “green technology” ha il potenziale di ridurre le emissioni di 30-40 miliardi di tonnellate di diossido di carbonio equivalente ogni anno di qui al 2030 a costi contenuti, stimati intorno ai 100 dollari per tonnellata di CO2e. Sei aree specifiche di questo settore – energia solare ed eolica, automobili energeticamente efficienti, attività di forestazione e stop alla deforestazione, elettrodomestici “green” – potrebbero contribuire a ridurre le emissioni di 22 miliardi di tonnellate di diossido di carbonio equivalente ogni anno (fonte: UNEP 2017).
Più nello specifico, a fare la parte del leone in questo campo sono le energie rinnovabili, in grado di traghettarci da sole all’80% dell’obiettivo di contenimento del riscaldamento globale entro i 2°C, riducendo le emissioni del 40% circa entro il 2040 (fonte: IEA World Energy Outlook 2017).
Un’area critica per la lotta al cambiamento climatico è senza dubbio quella dei trasporti, che oggi assorbe circa un quarto delle emissioni globali legate all’energia e che potrebbe diventare molto più “green” grazie a veicoli elettrici, car sharing e automobili a guida autonoma.
Più in generale, tendenze come la sharing economy e la nascita delle smart cities si inseriscono nel filone delle tecnologie utili per il contenimento del cambiamento climatico.
Tra i Portafogli AO c’è anche il Portafoglio Etico
La lotta al cambiamento climatico ha un prezzo
Naturalmente lo sviluppo di nuove e sofisticate tecnologie porta con sé significativi costi. Bofa Merrill Lynch stima investimenti complessivi per oltre 70 trilioni di dollari di qui al 2040 per completare la transizione verso “un mondo a basse emissioni”. Si tratta di una cifra superiore di circa 1,4 trilioni di dollari rispetto agli investimenti medi annui effettuati nel periodo 2010-2016.
Ed è qui che entrano in gioco i mercati dei capitali: viste le ristrettezze in cui versano i governi, gli investimenti privati possono svolgere un ruolo cruciale. Green bond, azioni, yield co e altri strumenti finanziari possono costituire uno strumento utile per far incontrare offerta di capitale privato e domanda di finanziamenti.
Quali opportunità per gli investitori?
Bofa ML evidenzia numerosi punti di ingresso per gli investitori che desiderano cavalcare il tema del cambiamento climatico. In particolare, la banca d’affari USA prevede una rapida crescita nei settori delle energie rinnovabili, dei veicoli elettrici, ma anche dei supporti di memoria, delle tecnologie Led, degli edifici a elevata efficienza energetica e dell’Internet of Things.
Il Portafoglio Etico di AdviseOnly
Tra i portafogli che offriamo su AdviseOnly.com abbiamo anche un portafoglio speciale che abbiamo chiamato Portafoglio Etico.
Grazie ai numerosi ETF quotati su Borsa Italiana abbiamo potuto creare un portafoglio d’investimento pensato per chi vuole investire nel lungo periodo rispettando i propri principi di etica e sostenibilità. Gli strumenti scelti, infatti, rispettano rigidi criteri di responsabilità sociale, rispetto ambientale e di buona governance.
Si tratta di un portafoglio bilanciato e socialmente responsabile, semplice ma ben diversificato, con un rischio di livello medio adatto a molti risparmiatori.
Pietro / Febbraio 9, 2018
Ok il riscaldamento globale, ma siamo sicuri che ci sarà o piuttosto, fra un po’ di anni, inizierà la 5° glaciazione? Se guardiamo gli ultimi 500.000 Anni (più si va indietro e più si fa fatica ad avere i dati) vediamo che ci sono stati 4 periodi di circa 90.000 anni con una temperatura media inferiore all’attuale di circa 5 – 6 °C, con ghiacciai che si sono fermati alle porte di Milano, ed altrettanti cicli di circa 10.000 con temperature simili a quelle attuali. Peraltro nel medio evo i ghiacciai erano ancora più piccoli di quanto non lo siano adesso e la Groenlandia non era coperta di ghiaccio, ma di erba, da cui il nome (= terra verde).
Non sono così sicuro che ci sia il riscaldamento globale per effetto dell’uomo, è un fenomeno che uno scienziato corretto (e non schierato) non può dare per assodato; purtroppo chi avanza dei dubbi viene ostracizzato.
Non dimentichiamoci che il global warming è stato promosso dalla Tatcher per poter chiudere le miniere i carbone (statali) nel nord dell’Inghilterra: è nato su pressione politica e continua ad avere valenza politica.
Di fatto, è importante ridurre e, se possibile, annullare la nostra dipendenza dai paesi produttori di petrolio e gas naturale, per evitare che questi paesi poi usino quanto ricavato dalle loro vendite per destabilizzarci, però dobbiamo sapere che ha un costo. Nulla in contrario nell’investire nelle energie alternative, in fondo si tratta di investire in armi di difesa della nostra nazione…
Però sarebbe bene dire le cose come stanno, senza nascondersi dietro a pseudo teorie (negli anni ’60 gli stessi che poi hanno cavalcato il global warming, poiché all’epoca si era verificato un modesto raffreddamento, avevano ipotizzato che la CO2 schermasse i raggi solari per cui prevedevano l’arrivo a breve della quinta glaciazione… 100 anni di misure termometriche sulla vita della terra sono un battere di ciglia e non significative)
Allora: ok alle fonti rinnovabili e, se possibile, all’indipendenza dell’energia, ma per ragioni di geopolitica e non climatica, sapendo che può avere un costo (difficilmente valutabile, peraltro, perché se non facessimo nulla il prezzo degli idrocarburi salirebbe).
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