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La Fed, la pausa da falco e l’ambizione del soft landing

Eccallà, come direbbe Zerocalcare: mercoledì 14 giugno è stato il grande giorno della Fed e, come molti si aspettavano e molti altri non osavano sperare, il team di funzionari presieduto da Jerome Powell ha annunciato una pausa dei rialzi.

Una “pausa da falco”, come l’hanno già battezzata gli addetti ai lavori, o una “hawkish skip”, come quando skippi le pubblicità dai video di Youtube o le sigle dalle puntate delle serie tv sulle varie piattaforme che tante emozioni ci danno.

Del resto, ci sta: dal marzo dello scorso anno a oggi, la Fed ha alzato i tassi di ben 500 punti base e ora i funzionari vogliono concedersi un break per vedere l’effetto che fa questo +500 bp.

 

Due parole sulla decisione della Federal Reserve

Come ampiamente previsto, la Fed ha mantenuto i tassi invariati al range 5,00-5,25%. Tuttavia, l’aggiornamento del cosiddetto “dot plot” – la “mappa” delle nuove previsioni sui tassi di interesse – segnala altri due rialzi dei tassi da 25 punti base, con la previsione mediana sui Fed Funds per la fine del 2023 salita di 50 punti base al 5,50-5,75%.

Tuttavia, tra le righe della comunicazione di Powell si intuisce che la Fed vede ora una moderazione dell’inflazione sottostante: secondo le parole di Powell, “stanno entrando in gioco gli elementi necessari per la disinflazione”.

Quindi tutto a posto? La Fed sa quello che fa? C’è chi ritiene di sì e chi invece la critica aspramente, come i commentatori di Bloomberg. Nella Bloomberg Opinion sul tema, Jessica Karl cita Jonathan Levin.

“I responsabili politici si stanno ancora muovendo al buio”, scrive Levin notando che, sebbene Powell sia riuscito a respingere i dissidenti oggi, alcuni funzionari della Fed “sono chiaramente a disagio per il modo in cui l’inflazione sta reagendo – o non reagendo – ai 500 punti base di aumento dei tassi dal marzo 2022”.

 

 

La Federal Reserve di oggi ispira poca fiducia?

In questo quadro, nel suo commento Karl sottolinea come la fiducia nella Federal Reserve appaia oggi molto bassa: solo il 36% degli adulti statunitensi afferma di avere “molta” o “abbastanza” fiducia che Powell possa tenere a galla l’economia. E intanto c’è chi – come appunto l’editorial board di Bloomberg – ritiene che la decisione di fermarsi ora, quando l’inflazione di base rimane “sticky” in modo frustrante, sia un grave errore.
 

 

Quell’ostinata speranza in un atterraggio morbido

“Se la Fed lascia che le aspettative di inflazione si consolidino, alla fine dovrà alzare i tassi di interesse di molto – e causare difficoltà molto maggiori – per compensare e ripristinare la propria credibilità. Meglio fare le cose per bene la prima volta, anche se in modo imperfetto”, sostengono alcuni da Bloomberg.
 

 
Altri – come John Authers – ritengono invece che l’inflazione non stia più accelerando, ragion per cui non c’è bisogno di spingere troppo contro di essa. L’obiettivo, naturalmente, resta quello del soft landing, il famoso “atterraggio morbido”. Ma quanto è fattibile?

 

Il punto di vista degli analisti della Danske Bank

La Fed vede una crescita del Prodotto interno lordo dell’1% nel quarto trimestre (rispetto allo 0,4% di marzo), che è ben lontana dalla recessione. “Non riteniamo impossibile tale atterraggio morbido, ma vediamo i rischi inclinati verso un’evoluzione del Pil più debole o in modesta contrazione durante il secondo semestre”, scrivono gli analisti di Danske Bank.

 

Inoltre, un ulteriore aumento dei tassi aumenta il rischio di un atterraggio duro, che sembra in contrasto con le previsioni di crescita per il 2024, rimaste invariate (+1,1%). Come abbiamo scritto nella nostra Anteprima Fed di maggio, il 24 aprile, mantenere i tassi fermi all’attuale livello restrittivo rappresenta il miglior equilibrio tra la riduzione dell’inflazione e l’evitare un atterraggio duro. Riteniamo che questo sia valido anche oggi.

 

Gli esperti della Danske Bank, quindi, non prevedono ulteriori variazioni dei tassi quest’anno.

 

I rischi sono indubbiamente orientati verso almeno un altro rialzo e il rapporto sui posti di lavoro di giugno e l’Ipc saranno i fattori chiave da tenere d’occhio prima della riunione di luglio.

 


 

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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