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HomeECONOMIA E MERCATIGRAFICO DELLA SETTIMANAGrafico della settimana: volatilità fin troppo bassa dopo le parole di Powell

Grafico della settimana: volatilità fin troppo bassa dopo le parole di Powell

L’intervento “da falco” pronunciato dal presidente della Fed in occasione del simposio di Jackson Hole la settimana scorsa ha fatto tremare i mercati globali: Wall Street ha chiuso in forte calo venerdì, dopo il discorso che ha lasciato la porta aperta a un aumento dei tassi Usa di 50 o 75 punti nella riunione del 20 e 21 settembre.

In estrema sintesi, Jerome Powell ha ribadito ancora una volta l’impegno a frenare l’inflazione, anche a costo di provocare “qualche sofferenza” all’economia statunitense.

“Useremo vigorosamente tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione per domare l’inflazione”, ha spiegato Powell. Ma la cura non sarà indolore. “Ci sarà un impatto negativo anche sulle tasche delle famiglie e delle imprese: sono gli sfortunati costi della riduzione dell’inflazione”. Del resto, “un fallimento nel ripristinare la stabilità dei prezzi sarebbe ancora peggio per l’economia“.
 

Dopo queste parole gli indici azionari statunitensi sono (comprensibilmente) sprofondati

Nella seduta di venerdì 26 agosto il Dow Jones ha chiuso in ribasso del 3%, il Nasdaq del 3,9% e lo S&P500 del 3,4%, mentre l’euro ha perso lo 0,1% sul dollaro a 0,9963 e il rendimento del T-Bond decennale si è momentaneamente impennato al 3,085% per poi tornare al 3,035%.

In tutto questo però, la volatilità rimane sotto controllo in maniera quasi sospetta, osserva Cormac Mullen, Deputy Managing Editor del team Mercati di Bloomberg News a Tokyo, nella newsletter mattutina “Five things to start your day” pubblicata da Bloomberg. Nello specifico, segnala l’esperto, il Cboe Volatility Index – meglio noto come indice Vix, che misura l’aspettativa di volatilità del mercato azionario sulla base delle opzioni dell’indice S&P 500 – ha chiuso appena sotto 26 punti venerdì, perfettamente in linea con la media dell’anno in corso.

In un momento di turbolenza come quello attuale, al contrario, ci si aspetterebbe un balzo in alto del cosiddetto “indice della paura” (Mullen se lo aspettava di circa 4 punti solo venerdì), espressione della variabilità attesa dagli operatori circa la Borsa statunitense: tanto più alto è il Vix, infatti, maggiore è la percezione del rischio presente sul mercato.

 

 

Ci sono anche altri “catalizzatori” di volatilità

Sempre secondo Bloomberg, la conferma da parte di Jerome Powell che i tassi di interesse aumenteranno più a lungo per contrastare l’inflazione non è l’unico catalizzatore di volatilità in vista sui mercati finanziari. Tra i rischi che si profilano all’orizzonte ci sono per esempio la chiusura del gasdotto chiave Nord Stream verso la Germania per manutenzione, l’ulteriore riduzione del bilancio della Fed, i dati cruciali sul mercato del lavoro negli Stati Uniti e una serie di interventi delle banche centrali negli Stati Uniti e in Europa attesi nei prossimi mesi. E questo solo nel breve termine.

Insomma, se ultimamente gli speculatori sono stati impegnati a scommettere contro il ritorno della volatilità, con le posizioni nette corte sui futures Vix ai massimi dal marzo 2021 (fonte: Commodity Futures Trading Commission), il contesto post-Jackson Hole suggerisce che queste scommesse dovrebbero essere quanto meno riviste.
 


 

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