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Gas: sfuma il price cap ma si fa strada la tassazione degli extraprofitti

Addio, tetto al prezzo del gas. E benvenuta tassazione degli extraprofitti. Così sembra ora intenzionata a regolarsi l’Unione europea, almeno stando al Discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen mercoledì 14 settembre al Parlamento Ue. Anche se, a ben guardare, nel testo il riferimento a “massimali di prezzo” c’è ancora. Ma l’idea di mettere un price cap al gas russo piace poco a non pochi Paesi Ue.

 

Tetto al prezzo del gas: cos’è e perché l’idea non piace

Che cos’è il tetto al prezzo del gas e perché l’idea non convince tutti i Paesi Ue? Proviamo a fare brevemente il punto. Nel mercato così come noi lo conosciamo, lo scambio di beni e servizi tra chi li offre e chi li richiede avviene a uno specifico prezzo, che sintetizza il valore di quel bene o servizio.

Per esperienza quotidiana, sappiamo bene che il prezzo non si limita a riflettere il valore di un certo bene o servizio: risente anche delle interazioni tra domanda e offerta. Un eccesso di domanda può, in linea di massima, farlo salire; un eccesso di offerta, al contrario, lo può far scendere.

L’idea di introdurre un tetto al prezzo del gas ha preso forma in scia all’intenzione di aiutare imprese e famiglie alle prese con i consistenti rincari delle bollette, limitando al contempo gli introiti di Mosca, grande fornitore di gas all’Europa. In pratica, si voleva dire a Mosca: noi continuiamo a comprare il tuo gas, ma a patto che il prezzo non vada oltre una certa soglia.

Un piano di questo tipo, però, funziona se l’offerente non ha altri potenziali acquirenti. Non è il caso della Russia, che ha già iniziato ad aprire nuove rotte verso Oriente.

Ma soprattutto, il presidente russo Vladimir Putin ha minacciato di bloccare del tutto le esportazioni di energia verso l’Europa nel caso in cui il piano fosse stato varato. E ciò ha messo in agitazione gli Stati membri dell’Ue che importano grandi quantità di gas dalla Russia. Tra questi l’Ungheria, la Slovacchia e l’Austria, ma anche la Germania. E infatti la settimana scorsa gli Stati membri non sono riusciti a trovare un accordo sul punto.

 

No al tetto del gas, ma (forse) sì alla tassazione degli extraprofitti

In compenso, sempre nell’ottica di aiutare famiglie e imprese l’Ue si prepara a introdurre una tassazione sui profitti in eccesso delle compagnie energetiche. “Proporremo un massimale per le entrate delle imprese che producono energia elettrica a basso costo”, si legge nel Discorso della presidente von der Leyen.

 

Queste imprese stanno realizzando profitti inaspettati, che non si sarebbero mai nemmeno immaginate. Nella nostra economia sociale di mercato gli utili sono una buona cosa. Ma di questi tempi è sbagliato accumulare proventi straordinari approfittando della guerra, a spese dei consumatori. In momenti come questo i profitti devono essere condivisi e incanalati verso coloro che ne hanno più bisogno.

 

Ecco quindi la proposta: raccogliere in questo modo “oltre 140 miliardi di euro che gli Stati membri potranno usare direttamente per mitigare la situazione. Le grandi compagnie petrolifere, del gas e del carbone stanno realizzando profitti enormi. Devono quindi dare un apporto commisurato, versando un contributo di crisi”.

Quale aliquota verrà applicata? Ancora non si sa.

 

 

Cos’altro ha detto al Parlamento Ue la presidente della Commissione?

“Abbiamo diversificato l’approvvigionamento”, si legge ancora nel Discorso della von der Leyen, “abbandonando la Russia in favore di fornitori affidabili: gli Stati Uniti, la Norvegia, l’Algeria e altri. Lo scorso anno il gas russo rappresentava il 40% delle nostre importazioni di gas. Oggi la percentuale è scesa al 9% per il gas via gasdotto”.

Ma la Russia, prosegue, “continua a manipolare attivamente il nostro mercato dell’energia. Preferisce bruciare il gas piuttosto che consegnarlo. Questo mercato non funziona più. Per di più la crisi climatica incide pesantemente sulle bollette. Le ondate di caldo fanno crescere la domanda di energia elettrica, mentre la siccità costringe a chiudere le centrali idroelettriche e nucleari. Di conseguenza, i prezzi del gas sono aumentati di oltre 10 volte rispetto a prima della pandemia. Per milioni di imprese e famiglie è sempre più difficile far quadrare i conti”.

Gli europei, prende atto la presidente, stanno affrontando con coraggio anche questa situazione.

 

Nei ceramifici del centro Italia, gli operai hanno deciso di spostare i turni al mattino presto per beneficiare delle tariffe più basse dell’energia. Provate a mettervi nei panni di questi genitori, costretti a uscire di casa di prima mattina, quando i figli ancora dormono, per colpa di una guerra che non hanno scelto. È solo uno dei mille modi in cui gli europei si stanno adattando alla nuova realtà. Voglio che l’Unione prenda esempio dai suoi cittadini.

 

L’altro punto chiave sarà la riduzione della domanda durante le ore di punta, cosa che “farà durare più a lungo le scorte e farà scendere i prezzi. Ecco perché proponiamo misure che consentiranno agli Stati membri di ridurre il loro consumo complessivo di energia elettrica”. Vedremo cosa ne pensano gli Stati membri.

 

Indice di riferimento del gas: “presto uno più rappresentativo”

Ma in agenda c’è ancora un altro tema importante. “Il mercato del gas è cambiato radicalmente, con il passaggio dal gas trasportato via gasdotto a quantità sempre maggiori di gas naturale liquefatto. Tuttavia”, sottolinea il Discorso, “l’indice di riferimento in uso nel mercato, il TTF, non è stato adattato. La Commissione si adopererà per definirne uno più rappresentativo”.

Sullo sfondo, una riforma profonda e onnicomprensiva del mercato dell’energia elettrica, non più rinviabile: quindi largo a rinnovabili (e il tema delle terre rare per costruirne le componenti è pure affrontato nel Discorso, ci torneremo), con un focus sull’idrogeno da fonti rinnovabili. Il quale può essere “la chiave di volta per l’Europa”. Annunciata dunque l’intenzione di creare una nuova Banca europea dell’idrogeno. Ma torneremo anche su questo.

 


 

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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