a
a
HomeECONOMIA E MERCATIECONOMIA, POLITICA E SOCIETA'Investimenti SRI e bond governativi: ecco chi sono i Paesi più “sostenibili”

Investimenti SRI e bond governativi: ecco chi sono i Paesi più “sostenibili”

Non solo ETF e azioni: i criteri di sostenibilità sono importanti anche nell’investimento in titoli governativi. Ecco allora due classifiche delle nazioni più virtuose, una per i Paesi OCSE e una per gli Emergenti.

Gli investimenti socialmente responsabili stanno guadagnando attenzione crescente tra gli investitori, complici da un lato la maggiore consapevolezza sui rischi che minacciano il nostro pianeta (clima, inquinamento ecc.), dall’altro il cambio di mentalità che spinge molti risparmiatori a cercare di conciliare la ricerca di rendimento e i propri valori etici.

SRI e bond governativi

Anche noi abbiamo spesso parlato di SRI – social responsible investments – concentrandoci soprattutto su ETF e indici. Questa volta guardiamo al mondo obbligazionario, e più precisamente al debito governativo. Lo spunto arriva da uno studio di Degroof Petercam Asset Management che, per orientare la strategia dei propri fondi obbligazionari sostenibili, ha stilato due classifiche di sostenibilità delle nazioni, una per i 34 Paesi OCSEe una per 87 Paesi Emergenti.

La società belga sostiene infatti che esistano numerosi rischi non finanziari, ma di natura sociale, ambientale o politica, in grado di influenzare significativamente l’andamento di un’intera economia e quindi, in definitiva, dei bond governativi di un Paese.

Classifiche di sostenibilità delle nazioni

Le due classifiche di sostenibilità si basano su oltre 30 indicatori, che vengono raggruppati in cinque macro-categorie: trasparenza delle istituzioni e valori democratici, tutela dell’ambiente, popolazione, salute, distribuzione della ricchezza, istruzione, ricerca & sviluppo ed economia. Le diverse categorie però, avverte Degroof Petercam AM, hanno un peso un po’ diverso a seconda che si tratti di Paesi sviluppati (dove per esempio conta molto l’economia) o Emergenti (in questo caso si dà più valore a trasparenza delle istituzioni e rispetto dei valori democratici).

I risultati

Nell’ultimo aggiornamento semestrale delle due classifiche, tra i Paesi OCSE dominano la Danimarca, il Lussemburgo e la Svizzera. La Norvegia – che era prima un anno fa – scivola al quarto posto a pari merito con la Germania. L’Italia invece si piazza ventinovesima, oltre la metà della classifica, e resta fuori quindi dall’universo di investimento del fondo Petercam L Bonds Government Sustainable, che si concentra sul 50% più virtuoso, insieme ad altri importanti emittenti di debito governativo come Stati Uniti e Francia.

Cosa fa l’Italia

Nel dettaglio, l’Italia è 26esima per trasparenza e valori democratici, senza grandi cambiamenti rispetto al passato a parte un leggero miglioramento nelle condizioni della popolazione carceraria. Anche nella categoria “popolazione, sistema sanitario e distribuzione della ricchezza” il Belpaese è 26esimo: il reddito nazionale lordo pro capite è diminuito e sono stati registrati punteggi inferiori alla media su molti indicatori come il GINI (relativo alla distribuzione della ricchezza), la soddisfazione di vita, la fertilità e la povertà. Va peggio se si guarda a educazione, ricerca & sviluppo: qui l’Italia è al 28° posto, nel complesso sotto la media rispetto agli altri Paesi OCSE. Meglio invece l’attenzione all’ambiente, dove siamo 15esimi.

E i Paesi Emergenti?

Quanto infine ai Paesi Emergenti, il podio è occupato da Polonia, Repubblica Ceca e Uruguay. Fuori l’Argentina, nonostante sia di recente tornata sul mercato dei capitali dopo l’accordo raggiunto tra il governo e i fondi detentori del debito: Degroof Petercam AM sottolinea infatti la mancanza di competitività dell’economia del Paese, la scarsa trasparenza del processo democratico, la corruzione diffusa e l’instabilità politica di fondo.

Scritto da

La scrittura è sempre stata la sua passione. Laureata in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione all’Università Bocconi di Milano, è entrata nel mondo del giornalismo nel 2008 con uno stage in Reuters Italia e successivamente ha lavorato per l’agenzia di stampa Adnkronos e per il sito di Milano Finanza, dove ha iniziato a conoscere i meccanismi del web. All’inizio del 2011 è entrata in Blue Financial Communication, dove si è occupata dei contenuti del sito web Bluerating.com e ha scritto per il mensile Bluerating.

Nessun commento

lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.