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L’Italia ha votato: le analisi di S&P Global Ratings sulle sfide per il nuovo governo

Ormai sappiamo tutti com’è andata. E, tutto sommato, ai mercati non è spiaciuto. Anzi. La coalizione di centrodestra composta da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia ha ottenuto, secondo le stime, il 43% dei voti a livello nazionale. Sufficiente, secondo il sistema elettorale italiano, a controllare la maggioranza semplice in entrambe le Camere nel prossimo Parlamento.

Non siamo sociologi, non facciamo i politologi, ma come sottolinea Pietro Baffico, European economist di abrdn, “le elezioni sono state caratterizzate da un tasso di astensione record, con una partecipazione intorno al 64%. Questo fenomeno non è nuovo: in tutta Europa gli elettori sembrano sempre meno motivati e nell’ultimo anno hanno lasciato spazio ai partiti di estrema destra e populisti, in un contesto di crisi del costo della vita e nell’infuriare della guerra in Ucraina”.

Ma veniamo alle prossime tappe qui da noi in Italia.

  • Il nuovo Parlamento si insedierà il 13 ottobre.
  • A seguire, cominceranno le consultazioni.
  • In scia a queste, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella affiderà l’incarico per la formazione del nuovo governo.

Nuovo governo che andrà ad assumere il potere “in un momento difficile per l’economia italiana ed europea”. Il virgolettato lo abbiamo tratto dal bollettino di S&P Global Ratings, redatto a seguito del voto.

 

Esito del voto in Italia: il punto di vista di S&P Global Ratings

Cominciamo col dire che, a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e dell’indebolimento della domanda globale, S&P Global Ratings prevede una lieve recessione in Italia il prossimo anno, con una contrazione del Pil dello 0,1% e un successivo recupero dell’1,5% nel 2024.

 

Lo spazio fiscale dell’Italia è limitato, con un debito pubblico netto (escluse le garanzie del Fesf e le attività liquide) che nel 2022 dovrebbe attestarsi a poco meno del 138% del Pil e un deficit pubblico previsto al 6,3% del Pil per quest’anno. Tuttavia, non prevediamo rischi fiscali immediati dalla transizione al nuovo governo. La nostra previsione di base è che il nuovo governo finalizzi la legge di bilancio 2023 entro la fine di ottobre e la presenti al Parlamento a novembre, nel rispetto degli obiettivi fiscali specificati nel programma di stabilità dell’attuale governo, pubblicato nell’aprile 2022.

 

Il vero passaggio strettissimo da superare sarà l’attuazione da parte del nuovo governo delle riforme previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, onde consentire l’erogazione dei restanti 145 miliardi di euro sui 191 totali (sotto forma di prestiti e sovvenzioni) del Fondo di ripresa e resilienza Ue.

In fase di campagna elettorale, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha manifestato interesse per una revisione degli impegni dell’Italia. Cosa confermata da vari esponenti del suo partito anche dopo il voto. Così commenta S&P.

 

Un’eventuale riapertura potrebbe causare un ritardo nelle erogazioni previste e aumentare l’incertezza sulle prospettive economiche in un momento in cui le condizioni di finanziamento per le famiglie italiane e per lo Stato continuano a restringersi.

 

 

Ma perché votiamo, se ai mercati non va mai bene?

 

Invece di votare perché non chiedere ai mercati chi desiderano che governi in Italia? Risparmio di centinaia di milioni, nessuna perdita di giorni di scuola, salvaguardia dei risparmi calcio e spettacoli assicurati. La democrazia è obsoleta W la mercaticrazia.

 

E questo è quanto ci ha scritto un utente sui social dopo il nostro precedente post sul tema elezioni. Per noi di AdviseOnly assolutamente viva la democrazia e soprattutto buona fortuna al nuovo governo che presto si insedierà.

Non dobbiamo però dimenticare che:

  • le nostre spese le finanziamo anche attraverso il debito pubblico;
  • l’esistenza stessa di questo debito implica che nel mondo ci siano svariati nostri creditori;
  • a questi creditori dobbiamo dar conto, che ci piaccia o no, un po’ come con la nostra banca, in riferimento al mutuo che abbiamo sottoscritto per comprare casa.

E insomma: i creditori vogliono essere rassicurati sul fatto che non faremo default e che, anzi, gestiremo con criterio le nostre finanze pubbliche. Non solo: dovremo prima o poi emettere nuovi titoli di debito, e sarà importante che tali titoli trovino un mercato. Generalmente, però, più un Paese è percepito come fragile o in bilico, più alti sono i rendimenti che deve offrire ai potenziali compratori. Il che significa più debito nel suo complesso. Quindi, come vi diciamo sempre, o cambiamo paradigma, oppure questo è quanto.

Ecco perché è importante chiedersi come sarà percepito dal mercato il nuovo governo. I mercati non sono di destra o di sinistra: semplicemente, vogliono avere una serie di rassicurazioni.

 

 

In realtà, l’esito del voto ai mercati è piaciuto

Come sottolinea Baffico di abrdn, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che si appresta a diventare la prima donna presidente del Consiglio in Italia, “ha gradualmente mitigato la retorica di estrema destra ed euroscettica”, transizione che lascia presagire uno scontro più limitato con le istituzioni europee.

Del resto, come fa notare Marco Vailati, responsabile ricerca e investimenti di Cassa Lombarda, “il Paese è saldamente inserito in un contesto comunitario che fornisce supporti ma anche vincoli da seguire nella via dello sviluppo”. E un confronto è inevitabile. Se non diventa scontro, tanto meglio.

“Nel tentativo di presentare la coalizione come affidabile, Giorgia Meloni ha insistito sul fatto che sarà prudente con la spesa pubblica e che prenderà in considerazione la nomina di ministri moderati in ruoli chiave del governo”, sottolinea Baffico. “Inoltre, dopo il risultato ha assunto un tono sobrio, riconoscendo le gravi sfide economiche che la attendono”.

Ma se è vero che i partiti della coalizione hanno ammorbidito in modo significativo le loro posizioni euroscettiche in quest’ultimo periodo, molto dipenderà dal loro proposito di allentare la disciplina fiscale e di rivedere in parte il programma di riforme già concordato sotto il governo di Draghi, con tutte le eventuali ricadute sui rapporti con l’Europa.

 

Mercati: ecco cosa, al momento, li ha convinti

Anche perché, diciamocelo, i mercati erano preparati: l’ampio e prolungato vantaggio dei sondaggi, come scrive Baffico, “ha dato tutto il tempo necessario per prezzare l’esito delle elezioni”. Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, dal canto suo evidenzia anzi come il mercato azionario italiano abbia reagito positivamente, sintomo che gli investitori hanno apprezzato il fatto che “in un brevissimo periodo potremmo avere un governo con una maggioranza chiara e forte”.

Dal canto suo, Kaspar Hense, senior portfolio manager di BlueBay Asset Management, commenta: “ci sono rischi legati a una politica economica più nazionalista e meno collaborativa da parte del nuovo governo di destra, ma riteniamo che Meloni abbia dato finora l’impressione di essere una politica molto più ortodossa di Salvini o persino di Berlusconi”.

Nei prossimi mesi, negoziati positivi con l’Ue sul bilancio, un approccio cooperativo alla sicurezza energetica dell’Unione e una posizione unitaria sull’aggressione russa all’Ucraina potrebbero aprire la strada a un restringimento degli spread e dei rendimenti.

 

Tuttavia, non mancano le nubi all’orizzonte

Venerdì 30 settembre si conoscerà il giudizio di Moody’s sul debito italiano. Con una valutazione Baa3 con outlook negativo, scrive Diodovich, “il rischio è che gli esperti dell’agenzia di rating possano decidere per il downgrade a ‘junk’. La nostra view è che Moody’s rimanderà tale decisione dopo la scelta della composizione del governo e della legge di bilancio 2023”.

Proprio questi ultimi due punti sono particolarmente monitorati dagli investitori.

  • La scelta dei ministri (in particolare il ministro dell’Economia) sarà fondamentale per mettere a fuoco le intenzioni del nuovo governo su temi caldi (rapporti con l’Ue, Pnrr, relazioni con gli Stati Uniti, politica estera).
  • La legge di bilancio, da parte sua, sarà importante per capire le decisioni sulla spesa e il possibile intervento governativo per il caro-bollette.

Resta sullo sfondo il rischio di una deriva populista, che attualmente gli esperti però tendono a escludere: ma se si verificasse, potrebbe spaventare gli investitori, con conseguente sottoperformance relativa dell’azionario e un allargamento dello spread. Vedremo.

 


 

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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