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Investimenti sostenibili e questionario Mifid: cosa c’è di nuovo?

Più sostanza, meno vana apparenza. Martedì 2 agosto è entrato in vigore il regolamento delegato europeo 2021/1253, il quale va a modificare il precedente regolamento delegato, quello del 2017 (2017/565), per quanto riguarda l’integrazione dei fattori di sostenibilità, dei rischi di sostenibilità e delle preferenze di sostenibilità “in taluni requisiti organizzativi e condizioni di esercizio delle attività delle imprese di investimento”. Cosa vuol dire e, soprattutto, cosa c’è di nuovo?

 

Questionario Mifid: vi ricordate cos’è?

Breve (per quanto possibile) riassunto delle puntate precedenti. Nel 2004 il Parlamento europeo ha emanato un set di regole finalizzato alla creazione di un mercato finanziario integrato. Tali regole sono contenute nella Markets in financial instruments directive, meglio conosciuta come Mifid.

Poi, a seguito della crisi subprime del 2008 negli Stati Uniti e di quella del debito nell’area euro del 2011/2012, è parso evidente come fosse necessario operare una revisione per aggiornare e rafforzare le regole vigenti. Nel 2014, quindi, il Parlamento europeo ha dato vita alla Mifid II, che dal 2018 è in vigore in tutti gli Stati Ue.

La Mifid II ha praticamente aggiornato la precedente Mifid insistendo sulla trasparenza informativa e sulla tutela dell’investitore. In altre parole, la normativa revisionata ha:

  • delineato con precisione ancora maggiore le caratteristiche del servizio di consulenza finanziaria, il che qui da noi in Italia si è tradotto nella distinzione tra consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede (che in sostanza opera su mandato) e consulente finanziario autonomo, con l’aggiunta delle società di consulenza finanziaria;
  • stabilito che questo servizio debba essere il più possibile allineato alle effettive esigenze finanziarie del cliente;
  • imposto una maggiore trasparenza informativa sui costi degli strumenti finanziari e sulle transazioni proposte all’investitore;
  • rafforzato la valutazione dell’adeguatezza degli investimenti.

 

 

Europa: avanti tutta sulla sostenibilità

Ma, naturalmente, non è finita qui: perché nel frattempo l’Europa si è attrezzata anche sotto il profilo della sostenibilità, aprendo nel 2019 il cantiere per la realizzazione del suo ambizioso Patto Verde. Funzionale all’attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dei suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, il Green Deal europeo punta alle stelle e oltre: ossia, a tramutare l’Unione in un’economia competitiva ed efficiente sotto il profilo delle risorse, a zero emissioni nette di gas serra nel 2050.

Con il Green Deal europeo è stato anche annunciato un meccanismo per una transizione giusta, volto a mettere a disposizione delle comunità le risorse per affrontare le tante sfide della transizione senza penalizzazioni.

Da lì in poi, ha preso forma tutta una serie di ulteriori misure e normative finalizzate, fra le altre cose, a orientare gli investimenti privati nel senso della sostenibilità (si vedano la Sfdr e la tassonomia) e a incoraggiare la trasparenza contrastando i cosiddetti “greenwashing” e “socialwashing”: ovvero, quei prodotti e investimenti presentati come sostenibili ma che in realtà non lo sono.

 

Cosa cambia con il nuovo regolamento?

Diverse cose. Per esempio, per quanto riguarda la valutazione dell’adeguatezza degli investimenti rispetto al vostro profilo e ai vostri obiettivi. Nella fase di acquisizione delle informazioni e della conseguente valutazione dell’adeguatezza delle raccomandazioni da trasmettervi, chi offre consulenza d’ora in poi dovrà registrare anche le vostre preferenze Esg.

Dovrete poi essere informati sui fattori di sostenibilità presi in considerazione nell’iter di selezione degli strumenti oggetto della raccomandazione. Ne consegue che contratti e questionari di adeguatezza dovranno essere Esg compliant. Infine: i fattori Esg andranno tenuti in conto anche nella gestione dei conflitti d’interesse.

Insomma, tutto quello che sapevamo finora sulla direttiva Mifid e sul suo successivo aggiornamento verrà ampliato, a ricomprendere anche, per l’appunto, i tre criteri della sostenibilità: ambientale, sociale e di governance (Environment, social, governance: le tre lettere che formano la sigla Esg).

Non stupitevi, quindi, se da oggi in poi vi sentirete chiedere anche indicazioni sulle vostre conoscenze e preferenze in campo Esg, e se vi verranno trasmesse specifiche in merito, a proposito dell’investimento che vi viene raccomandato. A conferma del fatto che la sostenibilità è sempre più un tema e un obiettivo concreto e per niente solo fuffa.

 


 

Scritto da

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, lavora a Milano dal 2007. Dopo un'esperienza di quattro anni in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori, si è spostata in Blue Financial Communication, casa editrice specializzata nei temi dell'asset management e della consulenza finanziaria. A dicembre 2017 si è unita al team di AdviseOnly.

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